Thursday 9 February 2012

Intensamente (s)low-core


(don't look at the camera)

Camera mia sembra un tempio, oggi.
I Low a gran volume cui debbo le parole ispiratrici, l'incenso alla lavanda nell'aria (la lavanda, la lavanda provenzale di quel viaggio di dieci anni fa, la lavanda dei profumi di Marie-F. e dei suoi capelli lunghissimi in cui riposano tutti i ricordi). Poi questa carta di riso cui mi sto ritrovando affezionata, con questi colori che non possono non ricordarmi le magliette scandeggiate dei festival sui prati dei decenni "d'oro". Catartico disegnare infinite righe, un volto e uno sguardo, per dissolvere poi l'inchiostro nelle ecoline così perfettamente liquide.


Vorrei essere le pelli di Mimi Parker, batterista sui generis, oggi, oggi e ieri e tante volte nella mia mente. La ricordo, al Rainbow, anni fa, ero con Sara, incantata come me. Pensavo a Carla, a quella volta che mi mise Monkey sul treno, senza dire nulla, e me li fece scoprire. Vorrei essere le pelli di Mimi Parker. Lento. Lento. Lento e sacrale.

Randy "The Ram", Pam, possiate scusarmi, ma a me i Novanta appartengono. Senza nulla togliere agli Ottanta. Nè ai Settanta, nè ai Sessanta. Ovviamente. Dipende. Un po' di problemi di personalità?
Ma chissenefrega dell'identità, alla fine è una fottuta ossessione, dice un antropologo che devo leggere il prima possible.


C'mon.
Che questo disco mi guidi.

11 comments:

UnaSpecieDiSpazio said...

"chissenefrega dell'identità, alla fine è una fottuta ossessione"

ma va'?

Eta said...

Generatore di ogni crisi, non infierire. Un momento di pietà per il nemico già morente.

UnaSpecieDiSpazio said...

il problema dell'identità è che troppo spesso è definita attraverso l'altro da sé, mentre bisogna spendersi in una ricerca del Sé ulteriore, lontano dalle gabbie e dalle false piste, lontano dalle tendenze e dagli inganni---
solo allora tutto sarà perfetto...

...certo, anche dopo un'immane esplosione che atomizzerà ogni essere umano sarà tutto perfetto, però mi accontento della conquista del Sè.
vabbò, ci vediamo dopo per il fornelletto da campo...

D.

UnaSpecieDiSpazio said...

aargh, hai risposto prima che completassi...

ormai il passo verso il lato oscuro è finalmente compiuto...

Anonymous said...

Adesso cerco questo disco e lo metto su, magari mi aiuta, magari funziona.
E poi posso tornare attiva.
Le tue parole raccontano di qualcosa che conosco e che mi suggestiona, che afferro e poi mi sfugge e non so, mi perdo nelle sfumature, di preciso in quel rosso.

Eta said...

Se solo potessi davvero seguire l'ispirazione, Dorotea, vorrei lavorare solo alla pelle di vetro, in questo momento, sai? Venirti a rubare uno stroopwafels e metterci a progettare insieme.
Dopo questo massacro di febbraio sarai più libera anche tu, vero?
Dobbiamo fare quella installazultura!

Eta said...

[Della serie: connessioni solo nella mia testa. L'opera della pelle di vetro ha a che fare con il "di preciso in quel rosso". O no? :)
Organicamica mia! :) ]

Anonymous said...

Di preciso, anzi precisissimo. E' meraviglioso non dover spiegare sempre tutto nei minimi dettagli.
Dopo febbraio e non un minuto di più sono più libera. E allora voglio esistere per tutto quello che ho davvero voglia di fare e che adesso non posso fare. Che poi è un po' tipo quello che hai voglia di fare tu! Ci tengo.

Eta said...

MADO', DOROTEA, TI SENTO FORTE E DURO (come un vichingo!).
\m/

fuzz said...

http://www.moshcam.com/low/factory-theatre-819.aspx

Eta said...

In questi casi ci sta proprio bene dire "grazie".



Grazie