Monday 11 July 2016

"Il fungo e la strega"




Inquietudine odierna sorella dell'inquietudine che avevo a tredici anni, sorella di miliardi di inquietudini, ora, nel Medioevo, sempre, ovunque.
Un po' di paura. Ma molta più speranza.
Per forza.


15 agosto 2002



Eta



Dedicato a tutte le donne che hanno sentito

un sasso nel sesso





Il fungo e la strega









Un giorno qualsiasi,

mentre spostavo

fatti e sogni annacquati

dal sapore del passato,

scovai le parole

di una creatura sporcata.



Nella vana speranza

d’un sonno tranquillo

e d’un risveglio voluto

per il sale delle donne,

adesso trascriverò

i giovani pensieri

della fanciulla spezzata:







«Solo oggi riacquisto

Il mio corpo schiavo

Dei tuoi distorti ordini.

Lo sguardo del paese

È schivo e crudele.

Nessuno comprende la mia storia.

(Terrore).



Conosco i loro giudizi

(spade e sacerdoti),

il mio destino bruciato

è stato firmato

dai loro santi inventati.



Era sole, nuvole candide,

fratelli e sorelle,

e frutti di bosco,

sarta o cuoca.

O forse illusioni:

l’infanzia sorride.



Sotto il ciliegio,

crescevano i funghi:

a seconda del giorno,

una sorella li coglieva

e sabato era il mio turno.

Insieme ai funghi,

scuri capelli,

sorriso malizioso

(mi sembrò gentile).

Carne scoperta:

placido e sciolto,

spugna imbevuta.

Colsi un avviso

nel mio strano e recente

sconosciuto intestino:

un sasso nel sesso.

Percepii opposte reazioni,

ambigue sensazioni.

Troppo presto

Il segreto mi fu svelato:



fosti violento,

insaziabile e contento…

sudore e fango…

schifoso fungo…

il tuo sudicio piacere…

il mio spaventato imbarazzo…

il fungo in uno stagno…

piansi (angoscia)…

respiro

(ansia)

Rosso sangue

Fradice croste

Viscere

Viscido

(Occhio) spalancato…

(Lo spazio) nelle lacrime…

Scalza tra i chiodi…

Ma senza fiatare…



Grosse mani

e il fungo di sugo

La mia testa in un sacchetto

E la salsa nei miei orifizi

Una salsiccia nei capelli.

La serpe (morta), il fungo.





E poi venne smisurato il ventre:

- Guai se non ti sposi

- Chiese e streghe

non vanno assieme

(- Ma l’odore suino?)

(- Ma il fungo spoglio?)





E fu eclisse di luna di sole di stelle.

Solo Cielo negro e nuvole grigie.





Sedie di fumo

E riposo trasparente.

Lavoro e spine.

(- E il fungo che sbava?)

Moglie e serva

(Madre distrutta)

Sguattera dell’intolleranza.



Mi togliesti la vita,

scopi e sapori buoni,

Mi tolsi bambina,

ma mi sbarrai la donna.



Condannata e sospesa

sospesa e condannata.





(Il maschio morto

Fungo e rami secchi).





Se non conoscerò mai

la sana sorpresa,

o un’esistenza pacata,

non ne voglio una falsa.



E se non ho diritti,

scoprirò la vendetta,

un sangue più bello.



Ma se ho ucciso

Il tuo malato respiro,

la gente ucciderà la strega.



(- Mamma dove sta?)

Ma i suoi fianchi

e il suo caro seno

sono i segni

d’un’altra voce nascosta

schiacciata

soppressa.

Ma mamma mi sussurra

che col fuoco non si soffre

(Una nenia silenziosa

sano crepitio).

(Dolci consolazioni)…



Babbo

(voce sommessa)

è un baule con la serratura.

Gli occhi stanchi.



Sento il calore,

le fiamme esasperate,

(soffici bugie:

il fuoco fa soffrire),

le mie membra sfumano…

Dopo troppa tristezza,

l’anima svanisce,

lo spirito si è bloccato

nel fungo di rospo…



E se sospiri

E ricordi sperduti

possono continuare

nel mio cadavere non sepolto

(neanche la fossa comune)

resiste solo

la carcassa del fungo,



giacché ogni sera,

s’interrompe il presente

e subito il serpente

si smascherava tormento:

dalla mia testa decomposta

riemergeva il fungo smembrato.

(Spalla a spalla

con quelle immagini prosciugate,

ombra asfissiante).



Soffoco nel fuoco:

il tuo fungo non dà scampo:

nella schiavitù

e tra gli sguardi

taglienti o abbassati

della folla spudorata,

ripenso ai miei nati:

figli spenti in avide carestie

sono arti segati.





Custode del mondo,

chiunque tu sia,

salvami da questo!

Ho subìto il fungo,

la schiavitù del matrimonio,

il severo pregiudizio,

ho attraversato la morte

e superatene le soglie…

Cos’ho commesso

(non sono una strega!)

per scappare a vuoto

da un’immagine stampata

nel fondo dei miei sensi

Quale atroce mostruosità

non può sfuggire

all’eterno castigo?

E perché non riesco

a smettere di rivedere

le mie pene nei sogni?





Fungo marcio e spazzatura…

Se sono morta sono appassiti,

ma quella pasta

molle e insalivata

mi sposserà senza sosta,

sino all’incoscienza…



Sverrò disperata in uno stagno coi fughi.»



Me in 2001, Lizzola (Alps)