Tuesday 29 December 2009

"Specie di spazi" /// "IL VU∅T∅" + "Perché lavori ai ferri?": per l'approfondimento del lettore

Fu proprio donando una copia de IL VU∅T∅ e discutendo di Perché lavori ai ferri? (quando ancora non aveva un audiovideovolto) che mi venne consigliato questo libro:
Specie di spazi*
di Georges Perec
E subito fu aggiunto: - Ne comprerai copie e copie, lo vorrai regalare a un sacco di persone... E sarà sempre un ottima idea per i regali di Natale!

In effetti, sono solo a metà di questo magnetico libricino che già non resisto, devo parlarne.
E le prime persone a cui vorrei suggerirlo sono i miei carissimi amici Federico Fronterré, Antonio Feroldi e Silvia Mete, rispettivamente un fotografo/videomaker, un designer e un'urbanista (questi ultimi sono classe '89 come me, quindi forse le mie definizioni sono affrettate, ma con un po' di lungimiranza, non mi sento troppo impaziente, conoscendone le teste!). Loro lo potranno amare: sia per il loro campo professionale che per le loro inclinazioni personali.

Subito dopo, lo potrei consigliare a chi prova un piccolo sussulto, pensando alle madelaine proustiane (no - chiedo venia - non ho letto quel libro, senz'altro lo farò, ma, per ora, vi ho comunque letto attraverso). A chiunque ragioni sulla memoria e sui luoghi, a chi ami un certo tipo di introspezione ben dosata su quell'osare intellettuale che ha un gusto squisitamente cerebrale. Nonché a chiunque ami la letteratura, ovviamente.

Ma, su questo blog, mi divertirò a consigliarlo a chi ha letto IL VU∅T∅ e ha visto Perché lavori ai ferri? e volesse fare un approfondimento sull'autrice... :P Tipo le bibliografie in fondo a una monografia, no? ;) In realtà, il tono di Specie di spazi è distantissimo dai miei: Perec è posato, forse, io invece ho lavorato di getto in entrambi i casi, qualcuno direbbe che ho lavorato di pancia, più che di testa (ma io non credo alla separazione di questi elementi...).
In sintesi, questo libro parla molto, appunto, del vuoto - e di ciò che vi sta attorno. Con tutta la calma, la dedizione e la puntualità che la letteratura può concedersi, Perec tenta di sviscerare il concetto del vuoto, da un punto di vista che io ho dovuto tralasciare (in parte perché al momento mi premeva altro, in parte perché sapevo che l'argomento era troppo vasto e quella non era la sede).

Come pensare il nulla? Come pensare il nulla senza mettere automaticamente qualcosa intorno a questo nulla, senza farne un buco nel quale ci si affretta a mettere qualcosa, una pratica, una funzione, un destino, uno sguardo, un bisogno, una mancanza, un sovrappiù?

Ho provato a seguire docilmente quest’idea molle. Ho incontrato molti spazi inutilizzabili, e molti spazi inutilizzati. Ma non volevo né l’inutilizzabile, né l’inutilizzato, bensì l’inutile. Come scacciare le funzioni, i ritmi, le abitudini, come scacciare le necessità? Ho immaginato che abitavo un appartamento immenso, talmente immenso che non riuscivo mai a ricordarmi quante stanze ci fossero (l'avevo saputo, un tempo, ma l'avevo dimenticato, e sapevo di essere ormai troppo vecchio per ricominciare un conteggio così complicato): tutte le stanze, eccetto una, sarebbero servite a qualcosa. L'essenziale era trovare quest'ultima. Non era più difficile insomma, che per i lettori della Biblioteca di Babele trovare il libro che desse la chiave di tutti gli altri. C'era effettivamente qualcosa si abbastanza vicino alla vertigine borgesiana a volersi rappresentare una sala riservata all'ascolto della Sinfonia n. 48 in do, detta Maria Teresa, di Joseph Haydm, un'altra consacrata alla lettura del barometro o alla pulizia del mio alluce destro...

[...]

Non sono mai giunto a qualcosa di veramente soddisfacente. Ma non penso di aver perso del tutto il mio tempo provando ad oltrepassare questa linea improbabile: attraverso questo sforzo, mi sembra che traspaia qualcosa che potrebbe essere uno statuto dell’abitabile...

[Nota Etosa. Esattamente come Proust, anche Borges e l'Aleph mi perseguitano. Di quest'ultimo, però, ho perlomeno già il libro ad attendermi sullo scaffale. Lo aprirò presto, lo aprirò presto. Promesso, Stribius!]

Ora dovrei spiegare anche perché c'entra con Perché lavori ai ferri?. Questo forse è più complesso. Probabilmente c'è un legame meno stretto, o forse non lo so ancora spiegare del tutto (a parte il fatto che, vi ricordo, mi manca ancora la seconda metà, che figuriamoci se avevo la pazienza di leggerlo tutto, per scrivere il post). (Che poi, quando l'avrò finito, di certo avrò altro da aggiungere, ma d'altronde that's Eta, questi sono i miei soliti handicap e ho imparato a conviverci...). Ahem - dicevo!!! Di sicuro, però, ci sono almeno un paio di elementi.
Perec pensa sullo spazio e ci invita costantemente a guardarlo anche in un altro modo. Anzi, in primis, a guardarlo, a capirlo, e poi magari pure a pensarlo diversamente. (Tant'è che la stessa impaginazione e la disposizione spaziale del testo sono sfalsati - ma non in modo gratuito, come si potrebbe sospettare alla luce di tutta la letteratura postmoderna, bensì in modo sempre originale, creativo, positivo).

Non si pensa abbastanza alle scale.

Niente era più bello, nelle vecchie case, delle scale. Niente è più brutto, più freddo, più ostile, più meschino, nei palazzi d'oggi.

Si dovrebbe imparare a vivere di più nelle scale. Ma come?

Ecco, in Perché lavori ai ferri? ero anche stranita dall'uso anomalo di un luogo: fare a maglia nella sala d'attesa di una stazione (nell'episodio reale, invece, eravamo in treno). E uno. Due: così come Perec si ostina a guardare i luoghi - ma tutto - fino in fondo, a immaginare e re-immaginare, io ho iniziato a interpretare e reinterpretare quel momento, quella persona e quell'azione.
Di solito in una sala d'attesa si aspetta, al massimo si leggiucchia, cose così, ma non si fa a maglia e non si stringono amicizie. La sala di attesa di una stazione dovrebbe essere un luogo grigio, dove le persone sono tappezzeria urbana, giusto? Un brindisi alle menti che si perdono nella tappezzeria, dunque, ogni texture è interessante, righe, righe, righe, guardatela con la parte destra del cervello, perdetevici, oppure, appunto, come l'Aleph, guardatela con l'Intelletto in Genere di Aldous Huxley, il drappeggio è ciò che di più interessante vi sia, e ogni umano è una tela, è una storia.


Infine, una sua foto - che come l'ho vista mi è fiorito il cuore:


E adesso, ditelo, se per caso vi sembrava un noioso intellettualoide, uno scrittorucolo morto nei suoi arzigogolii mentali, be', adesso non gli volete già un bene dell'anima?! Georges, se c'è un Aldilà, ti offrirò un caffé. E anche al micio-scimmia, ovviamente! (Oddio, forse meglio un croccantino, al micio...).


P.S. Con un breve googletrip, mi sono facilmente accorta di come questo nome sia ingombrante, nella letteratura del Novecento, ma io,ahimé, non l'avevo mai sentito nominare. Sicché abbiate pietà del mio entusiasmo, se vi pare ignoranza.
Viva lo Stupore.


* Attenzione, si fa fatica a trovarlo, a me dissero anche che era fuori catalogo: ma ostinatevi e ce la farete. Spero! Anche perché, io, la mia copia, sto per perderla, quindi non posso prestarla (altrimenti: viva il bookcrossing!).

Friday 25 December 2009

Si dichiara krisis /// "E' una specie di andare avanti verso la propria origine"

Stasera devo disegnare.

Finalmente ho un po' di respiro e, senza eccessiva malafretta, posso lavorare con calma.
Dovrei essere felice.

Nel corto di qualche post fa, Perché lavori ai ferri?, parlo del disegno come della mia culla e della mia terapia. In effetti, furba come sono, nonostante il disegno sia il mio "dono" principale dalla nascita, non mi sono saputa accontentare, mi sono sempre imbarcata anche in altro, e a volte soffro della mancanza di confidenza di mezzo che posso concedermi col disegno. Inoltre, il mondo è pieno di avversità, blablabla, perciò il disegno è decisamente il mio rifugio.

Sicché, se entro in crisi con esso, be', non è uno spasso, per Miss MySelf, ecco.

Ovviamente avrete già capito che tira aria mala.
Difatti, è in Crisi proprio il mio Segno.

Medito questo post quasi confessatorio da mesi.
Oggi ho lanciato in aria il mio taccuino, quindi è il giorno. (Il tutto ridendo con Sacri Amici, quindi tranquilli, sto benone! :) ).

Ma sono ancora dell'idea che le crisi portino cose buone. Lo diceva un mio caro professore di Lettere, al Liceo. Se eviti la crisi e sopprimi i problemi, non risolvi nulla. Io invece la dichiaro: alé! Devo prenderla di petto.

Quando avevo 16 o 17 anni (cioè ieri e una vita fa), mi si manifestò la prima vera grande Crisi del Segno. Ma tra quella volta e questa, c'è il seguente abisso: allora non avevo davvero un mio Segno, avevo "solo" la cosìddetta "mano", ovviamente. Ricordo quella Crisi con un affetto e una positività infiniti perché, da lì a
breve, trovai quella che a lungo restò la mia Linea. Dunque la Crisi fu buona. Altroché. Ma adesso, io, in teoria, ce l'ho sì un Segno. Anzi, ne ho molti, e ne vado fiera, perché ritengo tutti mi appartengano (o mi appartenessero...). Ma se questi Segni non vanno più bene, forse questa volta serve una rivoluzione vera e propria (ma vaaaaa), e non so da dove partire. Forse dovrei razionalizzare meno, tanto per cominciare...
Una cosa che posso fare, però, ce l'ho.
E' la stessa che feci tempo fa:
In questi momenti la mia mente corre solo a un testo. Di Andrea Pazienza. Chi mi conosce, sa quanto lo amo. Ebbene, la mia empatia con lui non ho mai creduto vivesse... nello stile, per esempio, o nel Segno, appunto. Al contrario, ho sempre cercato di rielaborare tutto. (Piuttosto, sono una vittima di Egon Schiele, questo non lo posso negare). Però, ho sempre pensato a Paz in momenti come questi, per trovare l'approccio, più che il cosa, più che il modo.
Ebbene, posso rileggere questo pezzo (e condividerlo con voi).
...E riguardare la scritta che tatuai sulla mia finestra, a 16 anni:


ENTRA NELLA STANZA E TROVA IL SEGNO!*
è una specie di andare avanti verso la propria origine





Per fare il fumetto bisogna partire dal segno.

II segno è una metafora meravigliosa, è la prima cosa che mi viene in mente... noi siamo circondati da oggetti tangibili depositari di un segno o di una serie di segni, dallo studio di questa serie di segni nasce la matematica del segno e cioè il disegno.
Ora, questo modo di vedere le cose non determina il saper disegnare, determina il corpo, il corpo delle cose e soprattutto il tuo corpo di artista. Ora, per me l'importante è non giocarmi una univocità che mi stancherebbe e che non conterrei a facilità. Posso, invece, contenere una serie di segni diversi... ecco io mi applico allo studio di tutta questa serie di disegni... questo è l'Esercizio con la E maiuscola...

Questo comunque e un fenomeno legato indissolubilmente alla gioia, più gioia c'è, tanto meglio è; se non c'è la gioia, il livello può scadere, ma allora si rientra nel regno della fatica e gioia e fatica non vanno d'accordo... la fatica di fare ciò che tu ami fare, ma con dei tempi che non sono degni di te come persona, dei tempi che nemmeno un dentista si curerebbe di avere mentre il dentista ti tiene in cura per quattro mesi. II disegnatore ha quattro giorni, spesso un pomeriggio, questi sono i tempi di un disegnatore e non sempre per colpa sua, comunque in quei momenti si può avvertire la fatica.


P.S.: Grazie al myspace di tributo a Paz, dove sono riuscita a rintracciare questo testo. P.P.S.: Vi farò sapere se stasera combino qualcosa o no.
P.P.P.S.: Dimenticavo. Prego ogni eventuale e gentil visitatore che reputi positivamente i miei lavori, di non tentar di consolarmi con dei complimenti: miei cari, ahimé, un conto è la bellezza, un conto è la bravura (sempre che ci siano, ma diciamo di sì), ma tutt'altra storia è l'onestà intellettuale con me stessa. Solo io posso sentire se ciò che faccio aderisce o no a chi sono io. Se fosse solo un problema di formula commerciale, sarei a posto, le pin up più o meno le so fare, e almeno un segno da lavorarmi ce l'ho. Ma chi trova una tattica e la reitera solo perché l'ha vista funzionare, be', come minimo non è affar mio. Si cambia! Alzate le vele. Baci.


* Anedotto riguardo la scritta: essendo tappezzata di scritte e immagini la mia vecchia cameretta cremonese, spesso, chi entrando leggeva quelle parole, si mette a cercare tra le ante come se io avessi lanciato una caccia al tesoro...

Il Re Dei Boschi c'è

Finalmente è uscito il videclip girato quest'estate, Unghie e fossette.
Anzi, ancor prima: finalmente Il Re Dei Boschi è ufficiale!

Unghie e fossette from Federico Fronterrè on Vimeo.



Adoro questi tre ragazzi.
Viva la Nouvelle Vague!!!!!!!!!
E anche: Viva la desaturazione in post!!!!!! XD
E pure: Viva la Video8 di StE!!!!!

A breve, qualcos'altro di nuovoso che li riguarda...

Wednesday 23 December 2009

I Sydrojé stasera al C.S.A. Kavarna di Cremona!

Sarà mai possibile che uno scheletro nell'armadio e un fantasma del passato si amino?


Locandina improvvisata all'ultimo. Questa volta è andata così, chiedo perdono.
VENITE!

Tuesday 22 December 2009

L'ultimo giorno /// Finite le riprese!

Domenica sera abbiamo finalmente finito le riprese! Ecco qualche foto della nostra Giorgia Righini...



Gianvito, ormai nel personaggio (?), viene pettinato da Giorgia Benazzo.


Anche la troupe ha fatto delle comparsate... E nonostante la perplessità unanime dopo il trucco di Debora, quella sono io! :D - Con le biutiful luci di Abo!


Persone serie! (Eugenio, Gianvito e Martina)


Ancora Debora, la nostra new entry fashion mascotte franco-siculo-torinese!


Del bucare lo schermo...


Pippo super cameraman! Sia lodato! Anche la sua spalla...



La nostra femme fatale, Martina.


Ancora Giorgia Benazzo impegnata al trucco.


E infine Gianvito che proprio non riusciva a stare buono e fare solo l'attore :D

Friday 18 December 2009

L'ultimo giorno /// Dai dai dai che la giriamo!

E' da settembre che prepariamo questo putiferio.
Per le nostre esperienze è praticamente un colossal: 7 locations, decine di comparse, costumiste e truccatrici, e ovviamente strumentazione di un certo tipo.
Pian piano che Giorgia Righini e io davamo corpo alla sceneggiatura, la barca s'ingrossava e richiedeva sempre più cure, fino ad arrivare alla fase in cui si doveva poter sgrassare il più e renderlo realizzabile. La preparazione è stata lunga e dolorosa, ma finalmente siamo nel cuore delle riprese: abbiamo iniziato martedì e chiudiamo domenica.

Si tratta di un videoclip noir ambientato negli Anni Quaranta per il gruppo rap di Imola Lo Studio Staff (c'è anche il MySpace).

Per gennaio contiamo di avere il montaggio e verso aprile potremo far circolare la creatura, ma per ora posso darvi un antipasto succulento grazie alle svariate foto di scena.


Queste sono tutte di Niccolò Meazza, aka Snerto - uomo che si descrive da solo:





Primo giorno, presso la Farmacia Alcolica La Sacrestia di Milano, in via Conchetta, 10.



Un po' di backstage, con Snerto appoggiato al monitor.


Anna Cigoli e la classe della donna del boss.
(Giò: >)


David Chance Fragale, il boss - ruoli fatti su misura.


Silvia Mete, che si è prestata a noi giusto il giorno prima di fare un esame - Non sarà mai abbastanza la gratitudine.


Giorgia Benazzo che cura la sua diletta, nonchè nostra femme fatale, Martina Albertini.


Antonio Feroldi, improvvisatosi cameriere.


Marco, aka Sospensorio, che con questa Rollei ha rischiato di farci svenire la regista.
(Giò: >)



Ed eccolo: Gianvito! Il nostro protagonista! Per questo corto gliene stiamo facendo passare di ogni, povero figlio!


Riccardo Casiccia è un uomo d'altri tempi. Che classe!


Ed ecco la nostra Giò. Un po' provata. Smuack!


Notate le mollette appese alla felpa di questo direttore della fotografia, che dopo due corti pare già un navigato. Chiamasi Alberto Mocellin.


Luigi Segre ed Elisa Cristantielli, che mi facevano venir voglia di fare un corto tutto solo sulle figure che indossavano.


Secondo giorno, presso il Julep's di Milano, in via Torricelli.


Il nostro barman era l'eccezionale Antonio Caronia. Che noia: manco gli si poteva spiegare la parte che già sembrava se la fosse preparata chissà quanto! :)


Ancora Alberto, ancora Giò and me. Tutto liscio!


Come resistere alla tentazione di chiamare volti così espressivi?



Il sospetto e l'indecisione.


Terzo giorno, nei sotterranei NABA.

Impagabili queste luci che da sole racconterebbero tutto un dramma. (Ma dovete vederle nel girato!)


E impagabile Gianvito che si è distrutto tra teli polvoresi


e calci e pugni al muro.


La gentilissima, bravissima e dolcissima Debora, la nostra stylist, è il mio sorriso di riferimento e la mia mascotte! Love!


Ed eccoli! I mitici! Alberto e Filippo Leoni, che tra luci e camera e tutte le giuste dritte di regia stanno diventando una perfetta macchina da guerra.


Ecco uno dei loro bei giocattolini.


In vista, Eugenia e Marta, comparse offertesi all'ultimo momento e che benissimo hanno saputo reggere il gioco!


And Ricky! Ho avuto la conferma che Riccardo Pirovano aveva la faccia perfetta per fare il detective...


...e non era solo il mio condizionamento da, emh, un'altro... cortometraggio... di cui racconterò un'altra volta! (Forse! Chi sa, sa!)

Ancora Elisa Cristantielli, che tanto non mi sfugge e prima poi le frego l'anima come si deve.


E ancora Gigi, una gara tra gentilezza e portamento in stile.


And, last but not least, l'ultima inquadratura di oggi, con Claw, da Lo Studio Staff, appunto.



...Che solo a giugno discutevamo su quale dovesse essere il ruolo di un regista.

...Che ricordo che alle medie, guardando i film, mi concentravo per capire quand'è che "cambiava immagine" (gli stacchi!) e poi però mi lasciavo sempre rapire e non capivo mai come magicamente avvenissero i passaggi (ovvero: non vedevo il montaggio).

...Che solo in quarta liceo stavo contenta di non aver intrapreso la strada del cinema per lasciare intatta la sua magia.

E oggi, invece, scopro con una gioia infinita che l'evoluzione della conoscenza tecnica può essere direttamente proporzionale alla crescita dell'Amore e del Duende verso quest'Arte (e non solo).


Vi terrò aggiornati.

DAI DAI DAI CHE LA GIRIAMO!

Tuesday 15 December 2009

Perché lavori ai ferri?

In questo post avevo appena finito le riprese, ed ero distrutta. Oggi invece ho appena finito tutto ciò che vi ha conseguito, e forse sono ancora più distrutta. E sono perplessa: forse dovrei essere più riservata. Ma ormai la frittata è fatta - e non la tengo nel cassetto.
Buon divertimento...
(Lo metto qui, ma consiglio di vederlo direttamente su iutub, è a qualità maggiore, qui è strettino strettino).







Le immagini sono prove momentanee per una locandina/copertina/banner: mi apro alle vostre opinioni - cosa vi piace di più? :)

Per ora è tutto. (Ma piantala, Eta!)

Thursday 10 December 2009

Per una macchinetta nel Kranio.

Che darei per una macchinetta che catturasse flussi verboaudiovisivolfattattili (ma anche solo audiovideo!) direttamente dal mio Kranio.
Non potrò mai realizzare tutto quello che
MI PASSA PER LA TESTA.
Sarà questa la mia eterna condanna.
(Una delle tante...).

Eppure, se nascesse un aggeggio simile, e via via si diffondesse, altro che "passaggio da pellicola a digitale"... Tutti davvero potrebbero usarlo e... E sarebbe un bene! Ci sarebbe più creatività nel mondo! E forse (sogno?) più pace... Posso crederci? Ma forse no, l'umanità estinguerebbe il sentimento tutto dello Stupore, l'Idea non sarebbe più l'Arma nè l'Arte, sarebbe trasparente. E io? E io riuscirei a conservarlo, lo Stupore? Riuscirei a restare incontaminata?

Forse andrei in giro a dire che sono ancora pura.
E invece no.
Maturerei un disgusto snob senza pari, disdegnerei qualsiasi prodotto dell'altrui cerebro.
Appassirei.

O forse no, creeremmo delle sconfinate Teste Pensanti Collettive, nascerebbe davvero l'era della Comunicazione, e potremmo fare molto di più, sfruttare qualcosa di più, dato che del nostro cervello tanto si dice che nulla si sfrutti, sulla sua potenzialità... Si varcherebbero i confini e poi il cervello stesso si evolverebbe, sarebbe una rivoluzione ancor più consistente di quella della Scrittura, o della Stampa!

Eta!
Eta, t'imploro, vedi intanto di finire l'altro progetto che ci hai di là.
Ecco, da brava, grazie.

Monday 7 December 2009

I fratellini del demonio.

Questi due si chiamano Alberto Mocellin e Gianvito Cofano (e qui li ho già nominati entrambi).
Ormai irremediabilmente inseparabili, stasera ne hanno combinata un'altra delle loro.
A dargli un po' d'aiuto, anche io me e la nostra adorata mascotte Federica Intelisano.

Fatevi due sane risate:

Tribute from Alberto Mocellin on Vimeo.



♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥

...Insomma, se vi capita di farvi un giro sui Navigli di Milano, state attenti, 'ché gira gente discutibile!

P.S. Ben tre baciopensieri a chi capisce qual è l'oggetto di tributo dei due scemi in questione. In particolare del Biondo, aggiungo...

Dell'identità:

Schizzo tratto dal mio carnet.
E dedicato (a posteriori) a Federica Intelisano (smack!) e agli Dei della Crisonfusione.


[Ho appena coniato il neologismo più cacofonico che abbia mai sentito! E anche il meno sensato. Wow...]

Saturday 5 December 2009

η II 7°

Il giovanerrimo (hihihi!) A. S. mi ha ritratto (sotto minaccia).

Un baciopensiero a chi vince il facile pseudorebus del titolo.

Wednesday 2 December 2009

Perché non posso non segnalare questo articolo

Certe cose sono rare.
Quindi ancor più poderosamente il mio cervello si sfama, quando ne incontra.

Questa volta, non solo mi sono sfamata, be', mi sono anche un po' commossa (cosa che non mi è difficile, a dire il vero, ma questo è un altro discorso e non sminuisce niente!).

A chi ama il Pensiero e il Linguaggio, l'Arte e la Cultura, nonchè i Sentimenti figli del Cervello: nutritevi con un pasto sano e completo.

A chi pure ama tutto ciò, ma è un po' più pigro, o scettico: vi offro un antipasto...


Siamo abituati a liquidare il Grande Fratello semplicemente come spazzatura catodica: no. Leggere 1984 significa capire non solo il 1940 o il 1948, ma anche il 2000 e il 2009, capire quindi che dare un titolo del genere ad un reality show la cui struttura si basa sulla “reclusione” dei concorrenti è un crimine, come lo sarebbe stato chiamarlo Auschwitz (ringrazio LC per il suggerimento). Per il prossimo decennio mi aspetto nuovi intrattenimenti, di ancor più palese ispirazione autoritaria/totalitaria. Perché no, un bel Gulag in prima serata, il lunedì, su Canale 5. La Rai risponderebbe immediatamente con Campo di sterminio, magari in collegamento da Guantanamo (adesso che il neo-Nobel per la Pace Obama l’ha chiuso, se ne riciclerebbero subito gli spazi), condotto da una Simona Sventura ormai sulla via della fossilizzazione, gonfia di coca, stordita dai farmaci e cieca per la brama di audience.

(...)

Le parole da difendere, insomma: un topic che parte da Socrate e arriva a Roberto Saviano, passando per Dante, Rabelais e David Foster Wallace.

(...)

CMVSAMAC


Quasi dimenticavo. La casa di carta e pixel da cui viene questa doccia mentale è Lapisvedese.



Tuesday 1 December 2009

Cremonapalloza Rock Fest 2009!

E' uscita la locandina definitiva del Cremonapalloza Rock Fest 2009, della quale qualche post fa avevo pubblicato l'illustrazione della casa dei pesci volanti.

L'impaginazione, la grafica, ma soprattutto Er Core Tamarro & Entusiasta è di McA, il solito cugggino in questa sede già più volte citato.



Per approfondimenti virtuali:
Small Jackets
Midian

Mi concedo uno sbilanciamento di parte per Deiv And Them. Non sono autorizzata ad anticipazioni, ma se tutto va bene, quel trio sarà ancora pesantemente nominato da queste parti. Sì sì.

Aneddoto: Muke dei Give Me Back My Cookies è lo stesso batteraio dei Sydrojé.

Baci rockarolla.