Le idee sono nell'aria.
Quando scopri che i tuoi feticci non appartegono al tuo stupido ego, ma all'umanità tutta, hai due possibilità: stizzirti e arrampicarti sugli specchi unti per dimostrare comunque di essere una persona assolutamente unica e irriproducibile, oppure aprirti al fatto che: le idee sono nell'aria e, come direbbe un mio amico, noi siamo ripetitori. Aprirti a tutto questo e, piuttosto, entusiasmarti di avere qualcosa in comune con qualcun'altro.
È da molto che io, ad esempio, so che i pesci volanti su cui dormo sono un po' gli stessi che fanno visita nella fantasia di tante altre dimensioni collettive.
Così come so che il vuoto è un concetto al quale io sono tornata in modo particolarmente ciclico, ma che è visceralmente insito nel pensiero umano, quasi quanto il bianco e il nero, e lo è in accezioni molto eterogenee, alcune distintissime da me, altre vicinissime.
Nelle ultime settimane ho aperto, dopo tanto che rimandavo, un paio di Tumblr, proprio per collezionare queste tracce.
Tumblr è quasi la sublimazione ideale di un'operazione del genere, in cui, nella mia ottica, non regna il blogger che lo gestisce, ma le idee in sè (di cui siamo ripetitori, appunto).
Ci sono sicuramente anche i Tumblr stracolmi di blogger ultranarcisisti insonni al pensiero di aver perso un follower, ma quella è solo la perversione umana che sa farsi strada ovunque. La natura propria dei Tumblr, invece, credo abbia come sua punta di diamante la possibilità del "re-blog": trovo un post, magari ignoro l'autore, ma posso re-bloggarlo, sarà poi Tumblr che automaticamente manterrà sotto le coordinate per ritrovare il Tumblr che hai re-bloggato, sia che sia l'autore originario, sia che il tuo post sia al quarantacinquesimo re-blog.
Tutto è un flusso.
Predisposto a questo flusso collettivo è anche il modo in cui s'inciampa nei post: oltre al caso sistematico (Tumblr è anche una moda, d'altronde, diffusissima pure tra i ragazzini), lo stream principale è quello dei blog che segui (i cui aggiornamenti compaiono nella dashboard, ossia l'home page che compare all'utente), ma è stupendo anche navigare a forza di tag (che
non sono circoscritte ai Tumblr che segui, ma pescano in tutto il suo oceano). Per non parlare della vera fregatura che rischia d'incollarti allo schermo: re-blogghi un tale che ne ha re-bloggato un altro, che ne ha... Ok, avete già capito. Centinai, migliaia. Di Tumblr fighissimi. A caso, totalmente, cioè secondo il gusto del tumblero in cui incappate, oppure tematici e iper strampalati, come uno sui gatti che si masturbano di cui lessi quest'estate (e di cui non cercherò il link!), o come
quello sul voyeurismo della mia amica Lara, la quale lo aprì come progetto di tesi (ne parlai un anno fa, infatti), o come
Back From R'lyeh, che David farcisce di immagini tra Lovecraft e l'horror, con qualche opera sua a volte e una valanga di stupenda robaccia inguardabil. Poi ci sono quelli diaristico-letterari, come quello della mia amica Federica,
Storie di non amore, o quello di Giulia,
Jul Jackalope fallen into the stellar crack, che è un'altra cosa ancora, più minimale e guidata da immagini e suoni. (Per inciso, queste ultime due fanciulle sono le disgraziate che mi hanno contagiato questa manìa, e questo post così nerd è un umilissimo microscopico omaggio per loro due, che venerdì "fanno una roba" che merita un bel po' di auguri di cuore... (Ragazze, prima ho scarabocchiato un jackalope su un unicorno, ma mi è venuto di merda: vale anche solo il pensiero?)).
Ho aperto due Tumblr, dicevo. Che sono stati anche un modo per scomparire, in queste settimane tesiste troppo ossessionate da me stessa: nei miei Tumblr ricevevo un flusso e mi limitavo a restituirlo al mondo nella mia scatolina tematica, silenziosamente, senza nulla dichiarare su di me, limitandomi a porre un vago filtro. In certe situazioni, è riposante abbandonarsi a un atto compulsivo, nella consapevolezza che, in qualche modo, un senso ce l'ha.
Piscem è il primo nato, quello più in forze e ben nutrito.
Tanta roba è re-bloggata, tantissima roba la ricevo da una generosa anima virtuale che ha un radar #flying fish più potente del mio. Mi entusiasmo a ogni nuova immagine che offre pesci volanti. Mi sento parte del mondo, in quel momento. Parte di una cosa unica su cui siamo in tanti.
Quando questo spirito hippie si smarrisce, però, c'è sempre l'altro Tumblr alquanto nichilista e individualista, più mio nonostante i vari re-blog.
Per inciso, questo secondo Tumblr,
Looking for the vøid, lo sento sempre meno indispensabile. Lo coltivo più facilmente per automatismo, giusto perché il vuoto è comunque parte della mia storia. Ma le volte in cui vi ho lavorato per impellente necessità interiore sono relativamente poche, forse (ed è una gran cosa, per quanto mi riguarda). Tra l'altro è anche meno facile da guidare, per la solita storia del tema troppo ampio. D'altronde, la trama del mio vecchio fumetto dentro a
IL VUØTØ era proprio questa: dove cazzo posso trovarlo, il vuoto, et cosa essere specificatamente? Non lo sapevo quando lo scrissi, nel 2008, e continuo a non saperlo (anche se nel frattempo l'ho conosciuto (?)).
Precisazione maniacale: devo assolutamente recuperare un
theme con l'
infinite scrolling anche per questo Tumblr. Amplifica la sensazione di stream compulsivo senza via d'uscita mo'di bad trip lisergico. Ma stranamente non ci sono ancora riuscita, non con un aspetto bello sobrio come mi serve.
Special mention per
Darkam, fumettista che in
Piscem compare più volte, perché questo trip delle carpe volanti è per lei diventato un leit motiv virale, al punto che mi dichiaro ufficialmente Invidiosa; dei suoi disegni ho spesso pensato che li avrei voluti fare io, con quel tratto iper sporco fino a farsi masticare. L'ho pensato al primo sguardo, ma sono rimasta sotto shock qualche giorno fa, quando ho trovato un'illustrazione che era esattamente ciò che ero stata sul punto di disegnare io, salvo poi farmi divorare dalle paranoie:
Sometimes they just forget how to fly: pesci volanti morti, nell'acqua stagnante. La volta in cui, un mese e mezzo fa, cancellai tutti i post di questo blog (per poi ri-pentirmi dopo due ore), stavo per scrivere, al posto del banner, che tutti i pesci volanti erano morti, c'era stata una strage, li avevano uccisi tutti. Ma il titolo del disegno di Darkam dice che è solo qualche volta che i nostri pesci si scordano come volare. Poi passa. The show must go on, e quando continua ti ricordi di amarlo. Magari lo varierai un po', ma sarà di nuovo lo show.
Mi sento ancora intimamente in bilico tra il disappear, l'auto-delete e la presenza del movimento. Nel frattempo vivo, riprendo in mano i miei progetti, su carta e su treno, e ogni tanto carico qualche altra immagine su Tumblr. Di pesci volanti ce ne sono davvero ancora tanti, inclusi quelli che devo aver perso qualche anno fa, tra un hard disk e l'altro.
Ah, va da sè, se ne incontrate qualcuno indirizzatelo pure a me. Ditegli che gli faccio la foto e lo lascio andare via subito. Lo so che le ali non vanno afferrate. L'ho appreso dalle farfalle.