Come disegnare tutto è una questione che mi ossessiona seriamente. Alcuni soggetti, poi, mi perseguitano in modo piuttosto invadente.
Naturalmente, tutto si può disegnare. Lo so da sempre e lo so ancora meglio da quando lessi la mai abbastanza nota disegnatrice-ricercatrice-scrittrice-insegnante Betty Edwards.
Ma credo che tutti possano capire cosa intendo se dico che voglio imparare a disegnare certe cose dando la sensazione di quelle specifiche cose (o idee...), raccontandone la vera natura. Dei tizi che si sono intestarditi più o meno su questo stesso concetto sono gli Impressionisti (non un mio grande amore di certo, ma questo merito glielo riconosco appieno). (Un ottimo esempio che mi è appena passato sotto gli occhi è Boulevard Montmartre Apres-midi temps de pluie di Camille Pissarro: la pioggia a terra è suprema e l'opportunità di averla vista può essere un'ottima ragione per giustificare la vostra presenza sulla Terra).
Bene. Uno di questi fottuti soggetti che mi bussa continuamente al cervello è quel tipo di serata uggiosa che mi capita di vedere dal finestrino del treno. Mi rapisce la tristezza dei neon dentro al treno e quella delle luci di città, così antiestetiche.. o meravigliose, se decidi di cantare lodi alla corruzione. (Per altro non sono certo la sola a farsi sedurre dai treni, a quanto pare).
Be', la grande illuminazione diurna (l'ho avuta ieri pomeriggio) sull'illuminazione notturna è che forse so come fare... Ecco cosa ho in mente: impiantare colori saturissimi o chiarissimi (per poi sfumarne la piattezza andando verso il confine della forma) creando accostamenti cromatici stridenti. Avvicinare tonalità che normalmente non avvicineresti. Suoni cacofonici, urbani.
Ma poi, la pioggia?
Quanti modi ci sarebbero di farla.
È troppo semplice nascondersi dietro il proprio macinato segno, per raccontarla.
Un buon comunicatore si sottomette a ciò che deve raccontare. E se ha davvero stile, lo stile emergerà comunque.
Prima voglio che venga ciò che devo dire - e non me stessa.
Vediamo se riesco davvero ad avvincarmi all'essere tutto (la strada, l'auto e il riccio che venne investito...). E a comunicare al mondo di averlo fatto.
Buon anno, Disegno, mio migliore male.
--
Brani ad hoc:
Milano circonvallazione esterna, Afterhours (1999)
Electric Light, PJ Harvey (1998)
Naturalmente, tutto si può disegnare. Lo so da sempre e lo so ancora meglio da quando lessi la mai abbastanza nota disegnatrice-ricercatrice-scrittrice-insegnante Betty Edwards.
Ma credo che tutti possano capire cosa intendo se dico che voglio imparare a disegnare certe cose dando la sensazione di quelle specifiche cose (o idee...), raccontandone la vera natura. Dei tizi che si sono intestarditi più o meno su questo stesso concetto sono gli Impressionisti (non un mio grande amore di certo, ma questo merito glielo riconosco appieno). (Un ottimo esempio che mi è appena passato sotto gli occhi è Boulevard Montmartre Apres-midi temps de pluie di Camille Pissarro: la pioggia a terra è suprema e l'opportunità di averla vista può essere un'ottima ragione per giustificare la vostra presenza sulla Terra).
Bene. Uno di questi fottuti soggetti che mi bussa continuamente al cervello è quel tipo di serata uggiosa che mi capita di vedere dal finestrino del treno. Mi rapisce la tristezza dei neon dentro al treno e quella delle luci di città, così antiestetiche.. o meravigliose, se decidi di cantare lodi alla corruzione. (Per altro non sono certo la sola a farsi sedurre dai treni, a quanto pare).
Be', la grande illuminazione diurna (l'ho avuta ieri pomeriggio) sull'illuminazione notturna è che forse so come fare... Ecco cosa ho in mente: impiantare colori saturissimi o chiarissimi (per poi sfumarne la piattezza andando verso il confine della forma) creando accostamenti cromatici stridenti. Avvicinare tonalità che normalmente non avvicineresti. Suoni cacofonici, urbani.
Ma poi, la pioggia?
Quanti modi ci sarebbero di farla.
È troppo semplice nascondersi dietro il proprio macinato segno, per raccontarla.
Un buon comunicatore si sottomette a ciò che deve raccontare. E se ha davvero stile, lo stile emergerà comunque.
Prima voglio che venga ciò che devo dire - e non me stessa.
Vediamo se riesco davvero ad avvincarmi all'essere tutto (la strada, l'auto e il riccio che venne investito...). E a comunicare al mondo di averlo fatto.
Buon anno, Disegno, mio migliore male.
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Brani ad hoc:
Milano circonvallazione esterna, Afterhours (1999)
Electric Light, PJ Harvey (1998)
2 comments:
"Ma poi, la pioggia?
Quanti modi ci sarebbero di farla."
bello.
DCF
E doloroso, David... :)
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