LISTEN NOW
I AM AFRAID OF EVERYTHING
Ancora una volta rivivo me stessa nella voce di Karin Dreijer Andersson, aka Fever Ray, aka la Lei del duo di fratelli The Knife.
Cito spesso musica qui, ma in realtà mi pare di non parlarne mai, mi contengo da matti, altrimenti questo blog degenererebbe in un succulento contenitore di recensioni, che sarebbe un progetto fico, ma anche no, o non ora, non lo so (però intanto guardate che carino Off The Record, si avvicina a ciò che mi sarebbe piaciuto fare, se mi fossi mai spesa pure in questo).
Comunque.
Fever Ray è stata una specie di visione allucinata mentre mi scarnificavo la testa progettando la mia performance Mensa sull'abisso. Non posso propriamente dire che mi abbia influenzato, perché mi arrivò quando già avevo le idee non chiare ma sicuramente ben suggestionate. Però mi diede una forza senza pari, mi arricchì, mi fece sentire meno sola e mi diede l'impressione di essere sulla strada giusta. A confermare questa sintonia, venne Ribbon, un giorno, a dirmi che lei il mood di Fever Ray lo vedeva un sacco per la nostra performance. Ebbene, di Fever Ray, delle sue maschere spettacolari dal vivo, dei suoi video strepitosi (tanta bava per quel mostro del videomaker Martin De Thurah!), dell'atmosfera insostenibilmente perfetta per esempio in When I Grow Up (mia tutta la vita), io e Ribbon ne avevamo parlato tantissimo. Però mai in relazione alla performance. Fever Ray creò un flusso da cavalcare assieme. O in completa solitudine, la solitudine magnifica epica e insieme bambina (come fa?!) che indossa su quel trampolino, in quel video. Dio, non ce la faccio. Perfetta. Quello è un video definitivo, una canzone definitiva, e la sua voce va salvata tra i miracoli del Pianeta Terra da qui a Per Sempre. Con una voce infantile ma matura in qualche modo fuori dai ranghi, mi viene in mente solo Joanna Newsom (che pure amo), ma, mondiuex, se Joanna è una specie di folletto (per qualcuno insopportabile), Fever Ray viene dalla pancia dei vulcani e l'elettricità dei fulmini l'ha pulita fino a renderla eterea, eppure dentro riesce comunque a conservare la voce di tutte le creature più fragili e incompiute... Io... Non lo so... Io la venero. Non so spiegare. Vorrei parlarvi di ogni stacco nei suoi pezzi, di ogni suono, di ogni loop, di ogni eco, ma non posso (oppure sì, ma in realtà oggi pomeriggio dovevo sbrigare delle commissioni!).
Basta così.
Sta di fatto sta di matto sta di gatto che, da Gabbia in poi, nel mio corpo per lei c'è un altarino di marmo di pianto verde elettrico liquido.
Della serie "le cose che non farò": cosa darei per la sua voce nel mio progetto di tesi! (Ah, l'illustrazione sopra, che non l'ho degnata di una parola ma è la diagnosi fedele del mio umore, potrebbe essere uno dei disegni guida per la suddetta tesi. Ma è ancora (ahimé) presto per parlarne. (Tra l'altro la tavola non la terrò io, la spedirò a un capellone che non ho mai ringraziato abbastanza e che aspetta un mio disegno da qualcosa come due anni! Giak, how are you feeling?!))
Ultima nota musicale.
In realtà il disegno l'ho fatto ascoltando in loop Tre volte lacrime dei miei irrinunciabili Diaframma*. Decisamente sì, tutto quel testo me lo sento cucito dietro le palpebre. Ma vi risparmio dal postarvelo o citarvelo. Altrimenti davvero non finisco più.
E ora non crediate che Fever Ray e i Knife siano così fuori luogo, perché sono comunque il mood-binario di questo periodo (anche oggi, solo solo solo loro/lei).
Buona perdizione,
Eta
P.S. Grazie Angie. Un bacio dentro gli auricolari. E non farti sanguinare le orecchie.
P.P.S. Grazie anche al mio Generatore Ufficiale di Paura, che mi tira fuori sempre il Meglio & il Peggio (scegliete voi a quale lato appartiene questo disegno).
P.P.P.S. Uno che riguardo l'elettronica ha saputo esplicare con un'esattezza dolorosa è Marco Mancassola. Leggere Last Love Parade a 17 anni mi cambiò la vita (almeno "sul piano delle cose che contano", come direbbe quel tizio che vive(va?) sul Pianeta Trillafon).
* Con mia somma gioia il 30 agosto c'è Federico Fiumani a Cremona! Quando l'ho saputo mi sono dovuta raccattare la mascella in uno scantinato! Eta presente.