Penso che questa donna sia meravigliosamente perversa, se ha deciso di dare una tale forma, una tale bocca e un tale sguardo a questo cazzo di bellissimo pesce ipersurreale.
Come lo vidi, un paio di mesi fa, mi piacque da matti.
E ieri me lo sono ritrovata dedicato, sul suo blog, in un post dal titolo potentissimo: ichthyofobia.
Nel web si è intasata di mille nickame diversi (Q, Terga, ....) ma il mio favorito è decisamente il suo nome anagrafico: Greta Xella. Sì, proprio con la "X". Supremo. Inequivocabilmente femminile quella doppia elle. Violenta, acida o calda, la grande ics davanti. E poi la gì e la erre ringhiano... davanti a... be', un trelettere inenarrabilmente splendido, no? (Cosa dovrei dire? Se non trovassi fico "eta" come suono mica l'avrei adottato, no?!).
Ma dicevo! Il Pesce di Greta è molto speciale, è fichissimo e poi... e poi mi ha portato fortuna.
Qualche post fa, lamentavo la mia brava krisisaccia sul segno.
Ora, non posso parlare di soluzioni, naturalmente, ma posso raccontarvi che, dopo aver magicamente visto il post di Greta, ieri notte ero lì lì per alzarmi e disegnare, tanto era incontenibile l'entusiasmo: quando prendo sonno, ecco, in quel momento più che mai io so aprire le porte dell'immaginario e della creatività... e proprio addormentandomi, ieri, ho focalizzato la risposta visiva che cercavo.
Che Greta e il Pesce c'entrino, be', concedetemi questo capriccio narrativo: discorsi imparentati li avevo fatti con lei proprio sfogliando quel taccuino, l'ultima sera del Lucca Comics scorso. Non so se i miei deliri verbali la ispirarono in qualche modo, ma se quella volta nel brutto viaggio c'era lei, questa volta abbiamo perfettamente ribaltato i ruoli.
Insomma, forse sono a cavallo.
Ho trovato un segno* per una storia grossa (di cui per ora ho un succulento story, finito in stato allucinatorio, i miei aficionados storici potrebbero ricordare...), di cui avevo già accennato perché ci saranno anche i miei amati Pic e Sigh. Si chiamerà Uteri, Scheletri e Fantasmi. (La risposta è: no, non imparerò mai a tacere, quando le cose sono ancora in ballo!)
Queste crisi non passano mai in modo così poco doloroso, ma ho individuato un nuovo segno (e già sono felice) e mi sono ricordata una cosa importante. Penso di essermela ripetuta fino alla nausea, negli ultimi otto anni, ma è evidente che ciclicamente l'interrogativo mi si deve ripresentare: e in fondo fa bene. Ebbene:
L'IDEA PRIMA DI TUTTO
Devo assolutamente smetterla di scordarmi questo pilastro della creazione. Se non me lo scordassi, ma non me lo scordassi per davvero, non cadrei più nelle mie paranoie da autrice. La crisi di cui parlo nell'altro post è roba da psicanalisi. Figa, quindi, d'accordo, ma il problema è che io vorrei mi uscisse un segno che di per sé racconti me, racconti - attenzione - il mio punto di vista soggettivo, colmo della sua realtà, in tutte le sue sfumature, in tutto il suo sovrappiù di informazioni percettoriali. E' la solita storia, dai tempi delle medie, la solita storia: vorrei riportare la realtà. O meglio: dopo aver scoperto nel dolore che l'oggettività è un'illusione, volevo almeno riportare quest'illusione in modo fedele, ovvero con una perfetta soggettività, al contrario. Vorrei architettare un Nuovo Media che ci permettesse di far rivivere, al 100%, le noste percezioni e il nostro flusso di pensieri a qualcun'altro. Ma anche il cinema è infinitamente lungi da tutto ciò. Tanto per cominciare non abbiamo tatto, gusto, e odorato! (Forse il sesto senso invece sì, ma questo è un altro subpensiero, va là!) Ma nemmeno questo sarebbe esauriente. Probabilmente la verità è che... nonostante sia verosimile che un artista, per concepire un'idea, apra le porte della percezione un po' più del normale, è altrettanto verosimile che, per comunicarla, debba isolare quella, lei, solo lei, l'Idea, prendere Lei, portarla in corona, e mandare tutto il resto all'altro mondo, perciò, in verità, praticamente socchiudere le porte della percezione del proprio fruitore. Tutto deve portare all'idea. L'idea non è la realtà. Se la realtà fosse un terreno, l'idea ne sarebbe solo una zolletta germogliata: il creativo deve coltivare solo quella piantina... e potare con perfida cura tutto il resto. Lo scotto sarebbe perdere la nostra idea nella boscaglia, vedere la realtà riprendersela e mangiarla, disperderla. L'idea deve vincere su tutto, per l'idea il primo a sacrificarsi dev'essere l'autore, anche se può essere estremante dura (per questo è buono che il montaggio non tocchi al regista...).
Morale: in un disegno (come in qualsiasi altra cosa) non potrò mai restituire insieme ogni percezione che ricevo/riceverei dal soggetto. Devo chiarire cosa mi interessa raccontare.
È roba da ABC, vero?
È una regola d'oro, ma anche di ferro.
Solo che duole da morire.
Implica l'omissione, implica la deformazione.
La mia vita continua ad altelenare su quella maledetta frase di Huxley: siamo tutti delle isole, non possiamo comunicare, siamo soli.
...A parte io e Greta, dato che mi sono appena accorta che anche lei è innamorata di... Connor!
Grafomaniacalmente vostra
η
η
* E dato che sono tornata a parlare di segno, vi chiederete perché questo è l'ennesimo post con così tanta pappardella scritta, rischio di essere pedante, lo so, mi rischio la vostra attenzione, pure, per dirla in questi termini...
Chiedo venia, chiedo venia, chiedo venia ma:
- ho avuto poca disponibilità scanner;
- ho avuto poco tempo fisico per allenare la mia mano.
Riguardo i giorni delle vacanze di fineinizio anno, invece, di disegni ne ho fatti assai, ma moltissimi li ho donati, altri invece, eh, appunto, ero scannerless.
Ah, comunque la grafomania spinta è anche colpa del fatto che ultimamente sto riscoprendo assai la letteratura, sono tornata insaziabile, ho tanto bisogno di parole. Per altro oggi a due lire mi guardava, dal bancone, come ho potuto negarmi, dopo anni che ci inseguiamo? Era in quell'edicola... Finalmente possiedo e potrò sbranare L'idiota di Dostoevskij: ora sono una Persona minimante degna di essere chiamata tale.
UH! DIMENTICAVO!
In questo post, mi ero ripromessa di citare tre autori che hanno avuto il loro ruolo nel mandarmi soavemente in pappa il cervello. Già li conoscevo, ma in questi giorni di 'sta maledetta krisis, ho viaggiato per le rete epiletticamente...
Sono Daniel Egneus (UK/IT), Conrad Roset, da Barcelona, ma soprattuttissimo Amanda Vähämäki, finlandese (con una delle mie tavole preferite di Äitienpäivä, stupendo), che, per me, vince il premio del cuore "ti-racconto-con-tutta-la-naturalezza-e-spigliatezza-linguistica-del-mondo-la-mia-percezione-a-metà-strada-tra-sogno-e-favola".
Daniel Egneus |
Conrad Roset |
Amanda Vähämäki |
4 comments:
Ciao Eta!
Io i tuoi sproloqui li leggo sempre volentieri. Sono utili. A te ,ma non solo! :)
Eppoi,alla fine scopro che c'è pure un pò di Finlandia....Ah!:)
Buonanotte pescetto!
Di tutto questo posso solo dire che anch'io ultimamente ho conosciuto un pesce, non è bello come questo ma mi ha aiutato un casino, poi più avanti capirai.
Aumenti la curiosità, bastardo?
Si tratta della tua nuova storia, vero?
Sono curiosa!
A proposito, scusa se non ho più risposto, days pienissimi!!!
No problem, tranquilla. :)
Piuttosto, ti mando solo un breve messaggio su MySpace per una cosa relativa alla Fumectory.
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