Ero in chiamata con
Beto, assemblavamo schizzi di guizzi di menti per l'installazione che stiamo architettando per
La Stanza Segreta. ("Architettando" è la parola giusta.)
Avevamo appena avuto uno di quei preziosissimi aderentissimi dialoghi sulla stessa linea d'onda.
Comprensione reciproca piena — almeno per quel che permettono i grandi vincoli dell'Incomunicabilità Umana, ovviamente
A ogni modo, elettrizzanti, sempre, tantissimo, questi momenti.
La sensazione di capirsi, tra umani.
Ringrazio ogni volta che accade quanto soffro più o meno rassegnata tutte le volte che non accade.
Avevamo appena visualizzato l'istante in cui sei appena uscito dalla grotta e, timidamente, ehy, ma forse è possibile un'Altra Via?
«Ti ascolto, eh, Beto, continua a parlare, ma nel frattempo devo fare un disegno.»
... Niente, piccola cronaca di un pasticcio:
Il giallino col pastello a olio spalmato con le dita l'ho fatto dopo la chiamata.
Il giallino col pastello a olio spalmato con le dita è inesorabile testimonanzia che le cose cambiano:
fino a sedici/diciassette anni odiavo severamente:
1. tutti i colorini e il giallino in particolare perché mi generava concreta nausea, odore di cacca nel pannolino dei bambini;
2. qualunque tecnica con intervento di dita spalmatrici, lo trovavo poco serio, ero una rigorosissima del chiaroscuro e detestavo chi sfumava la grafite a mano.
Ora trovo esperianziale l'atto di spalmare con le dita, quindi terapeutico per me. E trovo cullante per il fruitore lo sporco sul foglio. L'estetica dello sporco mi fa impazzire, come un basso distorto e dilatato su una batteria lentissima, sicuramente lo-fi.
Quanto ai colorini che non mi sembravano per niente rock, ora mi servono. Il giallino In Particolare, mi rievoca, in parte, l'oro, l'etereo (se usato come ho fatto qui), e, in parte, mi sembra una "cosa brutta" che è giusto infliggere.
A volte, nei disegni, devo mettere delle cose brutte. Brutte da guardare.
Un po' di dolore visivo, di fastidio, fa parte di quello che bisogna passare per capire delle cose. C'è quel punto del brano in cui la distorsione ha bisogno di essere insopportabile, no? Poi arriverà una sfogo, la via d'uscita, ma ora tenete duro, orecchie, dopo vi faremo riposare.
(Le cose cambiano, più dei perché... (Questa era la mia quarta superiore. Muscoli e Dei dei Marta Sui Tubi (grazie, Gre, che mi parli di te mi parli di me). O anche ora, o anche sempre: le cose cambiano, sempre. Dovrei citare un altro brano, loro. Ma anche no, non ne ho il coraggio. (Per la cronaca, questo blog sta venendo alimentato circa un terzo di quel che mi verrebbe spontaneo, non ne ho il coraggio. Non riesco più a scrivere ciò che penso e a metterlo in un posto pubblico. Temo sempre che sia tutto sbagliato, fraintendibile: Ho lasciato tracce tanto chiare che qualcuno male interpreta. Ecco, e con questo ho citato due versi di quel pezzo che non voglio citare. Torno a tagliarmi la lingua e a metterla nella scatola delle cose che non è il caso di dire. Anzi, torno a ripensare a ciò che forse stanno guardando i due occhioni del mio disegno... (L'Alba? (Alba, sempre, sicuramente. Alba è anche il nome di mia Nonna.)) Torno a pensare all'Altra Strada che cercavo di capire con Beto. Propositi da poco, eh. Giusto un filo pretenziosi.)))
Buon proposito del 2012: imparare a suonare.
Maledetta sia la Eta quindicenne che pensò di sé che non avrebbe mai potuto imparare e lasciò stare.
Maledetta me.
Un'adolescenza nelle sale prove, dovevo farmi io. Fuck.
(Ho di nuovo scritto un post vagamente lungo. Lo cancello o lo tengo? Mi cancello o mi tengo?)