Monday 13 June 2011

{GABBIA 19}↬ I pannelli e la performance "Mensa sull'abisso"

Abbiamo le foto dei pannelli ultimati, grazie ad Andrea Riboni, che ringrazio tantissimo, sia per gli scatti che per tutto l'aiuto che ci ha dato.



Abbiamo pure il video dell'inaugurazione, con estratti della Mensa sull'abisso (che, per intero, è durata circa un'ora, o forse più). Grazie mille a Eugenio Villani, che l'ha girato e montato.


La campana tibetana tra le mani di Federico Mecatti - Foto di Ribbon
Prima parte: Alessia Degani e Ialira Donar spugnano di nero la mia pelle - Foto di Ribbon
Attesa delle risposte al sorteggio - Foto di Ribbon
McA, sorteggiato, procura un danno fisico (anche se sembrava una carezza...) - Foto di Giulia Voltini
Ialira Donar, Erica Lanzoni, Maria Caletti, Valeria Muledda e Tamara Fragale, durante la prima parte - Foto di Giulia Voltini
Michelle Soledad Gorr, sorteggiata, procura un danno fisico - Foto di Giulia Voltini


Tamara Fragale sorteggiata, aggiunge un peso al fardello - Foto di Ribbon
Abo, sorteggiato, procura un danno fisico - Foto di Ribbon
Finale cedimento dopo la prima parte - Foto di Ilaria Moorg Borraccino
Alessia Degani prende i fili, le bucce di mandarino, i miei sogni disgregati... - Foto di Ribbon
Valeria Muledda cerca meticolosa dentro la mascella - Foto di Ribbon
Michelle Soledad Gorr, china sul suo cofanetto - Foto di Ribbon
Foto di Ilaria Moorg Borraccino
Foto di Giulia Voltini
Dopo la performance - Foto di Gianvito Cofano
Foto di Gianvito Cofano
Ialira Donar, Michelle Soledad Gorr e dietro Erica Lanzoni - Foto di Gianvito Cofano
 E ora, finalmente, mi prendo un istante per ringraziare una ad una tutte le persone che hanno dato vita con me alla performance Mensa sull'abisso. Ciascuno di loro è stato importantissimo e impagabile. O meglio: li pagherò con i pesci volanti. Ma vorrei tanto poter fare qualcosa di più. Ancora non mi capacito dell'energia e dell'affetto che ho ricevuto per questo progetto...

Grazie a
Alessia Degani
Foto di Ribbon
Alessia è a tutti gli effetti co-autrice della performance.
Mi ha aiutato senza riserve, ha preso il mio cervello e l'ha massaggiato come la pasta per il pane.
Ha anche scritto una cosa sulla Mensa...


Fino a che punto può spingersi il dolore umano?
Quanto le nostre mascelle potranno indurirsi e le nostre costole contrarsi prima di rompersi, esplodere?
C'è l'imite al dolore umano, sì, perchè c'è un limite alla sopportazione di questo.
Arriva il momento in cui le nostre ginocchia non reggono, cadiamo sfiancati.
Stanchi di quel dolore... d'una pienezza che ci porta al vuoto cosmico.
A quel punto non possiamo far altro che risalire, riemergere dagli abissi, aiutati da, che so, pesci rossi, ancelle, volti amici e altri volti... forse maschere, oppure semplicemente persone... uomini che stanno soltanto attendendo la verità e nel durante, si mascherano un po' per non mostrare gli occhi dell'incertezza.
In ogni modo, arriva qualcuno a prenderti per mano, scioglierti i capelli, slegarti e ad iniziare a mettere e togliere, mettere e togliere.
È vero, forse saremo sempre in una gabbia, sta ad ognuno pensarlo o meno, ma è importante ricordare - osservando attentamente intorno a sè - che, ad ogni fardello aggiunto, uno ne viene tolto.
È inevitabile il fardello, ineluttabile il dolore, ricordalo: tu ferisci e, a tua volta, sei costantemente esposto al danno.
Ricorda anche delle mani e dei capelli che sanno sciogliere le tue mascelle contratte e sciogliere i nodi che legano il fardello alla tua schiena.

Grazie a
Ialira Donar
Un giorno Ialira mi notò in Stazione Centrale, a Milano, e poi mi ritrovò sul suo stesso binario.
Sul treno, finalmente, si girò verso di me, senza pudore, e iniziammo a parlare. Ogni nostro dosato incontro è stato un evento, per noi, e abbiamo quasi paura a reiterarlo, perché è come se permettessimo a due vite parallele di specchiarsi: sia io che lei, abbiamo immediatamente visto il proprio io nell'altra, o, meglio, una variante del proprio io - un "io" se avessimo fatto scelte diverse, se avessimo vissuto circostanze diverse. Piano piano, stiamo facendo esplodere lo specchio, però.
Faremo un viaggio. Ce la faremo, maledizione!
Ha scritto qualcosa anche Ialira.


Meraviglioso il gioco del mondo!! Sorpresa è scoprire quale ruolo vestire stavolta! Rinasciamo morendo e vinciamo perdendo, godiamo soffrendo, sorrisi che nascono dalle lacrime e libertà che affonda le radici in una GABBIA.
Poco importa ciò che eravamo o ciò che siamo, in questa voglia di vivere senza dirlo a nessuno, che sta per trasformarsi in passione di esserci.
Inesorabile il cammino della memoria che si nutre solo di ciò che all'origine può essere assimilato, intrattenibile il rigurgito ancestrale di tutto ciò che infetta.
Ottimo veicolo questo corpo di carne, sangue ed ossa come mezzo di trasporto verso l'eterno.

Un sacro grazie a Eta, ben altro che la ragazza dai capelli a mantello e gli abiti sgualciti, per averci messi di fronte alla nostra sacra imperfezione.

Nelle mie fibre Eta, David, Axl.
Nel mio cuore Frèderic, Erica, la mamma di Eta, Valeria, i musicisti e il "pubblico" che ha vissuto con/per noi la performance.
Fra le mie braccia Michelle Soledad Gorr e Maria.

Mensa sull'abisso: per fortuna abbiamo trovato termini anche per definire l'indicibile e per fortuna l'indicibile continua a sottrarvisi.


Grazie a
Valeria Muledda
Frame dal video di Eugenio Villani
Non si può dire con precisione, ma credo che tanti dei germi che mi hanno trascinato in questo percorso siano stati depositati da lei, dalle cose che mi ha fatto scoprire e che mi ha aiutato a tirare fuori, con quei suoi gesti così puliti e necessari...
Quando ha accettato di partecipare alla mia performance, Valeria è stata meravigliosamente irresponsabile, perché non sapeva quasi nulla.
O forse sapeva già.

Grazie a
Ribbon
Dettagli di foto di Ilaria Moorg Borraccino e Giulia Voltini
 Del vortice in cui volevo trascinarla, prima della performance, a Ribbon avevo spiegato solo l'azione, non i tumulti che mi ci avevano portato. Ribbon sembra perennemente lieve e giocosa, vitale e contenta. Ma le foto che scatta, la musica che ascolta e il cinema che ama, fanno spiare ben oltre... Io non le ho spiegato nulla, ho comunicato silenziosamente a quella parte di lei. E quella parte di lei, il giorno dopo, mi ha scritto un sms in cui confessava di essere stata male, ma che era stato un male necessario.
Scusami per averti fatto male, nanetta, e grazie per avermelo lasciato fare.

Grazie a
Michelle Soledad Gorr
Foto di Ribbon
Fedele, algida e fragile, Michelle semplicemente c'è sempre e c'è sempre stata; non ha mai smesso di riporre con cura pezzi di sé dentro di me, spesso senza badare a quanto fosse insopportabile. Mentre cercavo di capire se si trattasse di darle un riparo ed espormi solo a nuovo dolore, ho scoperto che non ne posso fare a meno.
Pubblico un testo che  ha scritto, che non è nato propriamente per la Mensa, ma, in qualche modo, vi dialoga. 
  
Sappi che sei stato un traguardo di Libertà.

Feci piccoli passi verso l'infinito.
Impaurita dal suono dei tuoni che illuminavano il cielo, mi sporcai di fango percorrendo la strada.
Mi ero persa qua e là... E sapevo che sarebbe potuto accadere ancora, ma la pioggia scendeva
dal cielo purificandomi un po'.
Mi sentivo di nuovo bambina, la prima volta, sulla bicicletta. Pedalando, pedalando contro al vento.
Ginocchia sbucciate e sangue asciutto su pelle di seta.
Ricordai quel pezzo di strada compiuto prima di perdere l'equilibrio e cadere, come un traguardo di libertà.

Oh, eccomi infine giunta qui dopo mille e una caduta.
O forse un milione.

Quante attese passate e quante ancora devono arrivare prima di veder sorgere il sole.
Ma ogni tanto si ha l'onore di ammirare l'arcobaleno.

Mi legherò braccia e piedi e lascerò che il vento mi culli.
E che Tu mi distrugga se è questo che vuoi.
Oppure che tu mi salvi.

Grazie a
Erica Lanzoni
Foto di Giulia Voltini
Io ed Erica avremmo voluto che durante la performance lei tenesse in mano un coltello a lama doppia (ossia, senza il manico). Poi non abbiamo fatto in tempo a realizzarlo. Ma quello è l'esatto simbolo di ciò che ci unisce. Siamo per mano nella tempesta, piccola Sonica...

Ha scritto delle cose molto preziose.


È stata una cosa talmente intima...
La sera stessa ho visto troppe reazioni diverse, volevo solo starne fuori, troppe parole confuse...
Ho pensato «Non abbiamo giocato... Non è stato un gioco.»
Il giorno prima ero entusiasta, volevo giocare con Eta, fare un rito... Poi mi sono trovata lì... Praticamente a fare da spettatrice...
Non avevo mai assistito alle prove... Mi sono trovata là in mezzo... La campana tibetana ha iniziato a schiacciarmi il cervello, ho rischiato più volte di perdere i sensi, e intanto guardavo Eta ma non la vedevo, avevo paura di cadere e mi chiedevo se era il caso di allontanarmi lentamente, mi chiedevo come avrebbe reagito la gente se fossi caduta a terra... Nei riti spesso si andava in trance... Quindi sono rimasta... Studiavo la gente... Era impaurita... Se ne andava per non rischiare di essere troppo coinvolta... Aspettavo il mio turno, ma non è arrivato.. Guardavo il cane estremente tranquillo e mi chiedevo se fosse sordo... Poi finalmente il didjeridoo ha iniziato a cullarmi, il sangue ha ricominciato a circolare.
Guardavo Eta, ero ipnotizzata... Mi sono inginocchiata di fronte a lei e ho fatto quello che dovevo, ma volevo accarezzarla, volevo che tutti la amassero come me...
Poi non ce l'ha più fatta, è crollata, e finalmente le lacrime, tante persone le hanno nascoste, lo so...
Diverse volte ho visto Eta crollare e rinascere e tante volte lei ha visto me, ma così, in pubblico, è stato fortissimo. Si è aperta e denudata realmente, e questo è il suo coraggio e la sua forza. Io e lei da anni ci succhiamo energia, quella sana, ci rigeneriamo, me ne tolgo per dargliene e quando mi serve gliela riprendo, ci guardiamo nelle budella e ci svuotiamo.
Vederla crollare nella consapevolezza che "è anche per colpa mia" ti uccide.
 
Riporto qualcuna delle considerazioni origliate tra la gente fuori:
«...Si vede che è umile, non fa l'artista a tutti i costi...»
«...Ormai queste cose si possono fare solo nel contesto dell'arte, perché la gente non ci crede più nei riti... Ma non bisogna scherzarci, perché funzionano davvero...»
«...Sta bene con la pelle nera...»
«...Io non so dire se mi è piaciuto o non mi è piaciuto... Cioè...»
«...È molto vicino alla visione cristiana...»
«...Sono contento che non mi abbia chiamato...»
«...Però non ha messo davanti ad una vera scelta... Cioè, non si poteva scegliere...»

Grazie a
Maria Caletti
Il ruolo di Maria, forse, era il più difficile.
Non è giusto lo spieghi, però posso dire di essere contenta di averlo affidato a lei, che è sangue del mio sangue e ha condiviso milioni di volte il mio stesso punto di vista.
Maria vede molte cose. E ne capirà sempre di più. Probabilmente, molte più di me.
Aspetto il giorno in cui, anche se lei è più giovane di me, andrò da lei per imparare.
Ma forse già lo faccio.

Grazie a
Andrea Carasi
Storicamente, Andrea è un bassista e, nonostante gli anni di pratica e studi che ormai lo rendono un esperto, credo che lui non perderà mai la sua attitude totalmente più punk, più grunge, più noise. Come speravo, essendo anche un violoncellista che ha però in sé la ritualità del rock, del concerto rock, Andrea si è fatto prendere tantissimo da quest'esperienza, e ha trovato il suo piccolo magico modo di viverla...

Grazie a
Federico Mecatti
Federico quasi non mi conosceva ed in più è stato avvisato davvero tardi, ma, con una generosità rara, ha subito accettato e ha suggerito tante piccole cose cha hanno arricchito tantissimo quello che avevo in mente, sposandolo perfettamente: com'è subito entrato pacificamente dentro tutto, è stato un vero regalo inaspettato.


Last but not least, grazie a tutti coloro che sono venuti, sia durante la residenza creativa che all'inaugurazione, grazie a quelli che durante la performance sono rimasti immobili, a quelli che hanno partecipato attivamente, fotograficamente (Ilaria, Giulia, Abo, John, nonché Ribbon...), o iper-mentalmente, grazie a tutti...

Fede, David, voi due non posso ringraziarvi qui...


Chiudo con un'ultima impressione, arrivataci dalla nostra Stefania Mattioli, un'altra presenza un po' magica attorno alla Specie di Spazio...

Parole in libertà sulla Gabbia dove Eta sacrificale si è tinta di nero.
Moderna vestale neogotica, quasi una sorta di profanazione salvifica del sacro sepolcro, Eta è parsa come un Icaro femmineo prigioniera del Suo sogno creativo.
Invano ha tentato di spiccare il volo: piedi saldi al suolo legati dall'ineluttabile laccio, corpo appesantito da un fardello che in pochi hanno eluso.
Perchè ciò che deve accadere accadrà comunque.
Nella scatola luminosa di unaspeciedispazio era bello osservare le ancelle scalze, il rito dei gesti, gli sguardi astanti e silenziosi, i pesci volanti, il musico silente.
Quadro nel quadro, performance nella performance sono stati il pubblico accovacciato a terra, i fotografi a caccia dell'estetico istante, il bimbo curioso che si interrogava
sul perchè il cucciolo di bassotto avesse le unghie chiedendo il permesso di "accarezzargli gli occhi".
Anche gli scettici son tornati a casa con le mani colme di briciole grigie e un ricordo animato fatto di sospiri e colore, di attese e aspirazioni vitali.


Ciao mondo,
buoni terribili viaggi dentro e fuori dal muro...

16 comments:

Michelle Soledad Gorr said...

E sempre ci sarò.

Love you.

ribbon. said...

mi hai fatta ripiangere
sei una merdaccia etolina

sei stata la scoperta dell'anno
e spero davvero di essere con te in tutte le tue prossime performance
perchè ora come ora
non ne posso fare a meno

UnaSpecieDiSpazio said...

In ordine sparso:

Michelle, sei una cosa preziosa e lontana, e anche se non lo capirai mai, davvero fai la differenza;
Alessia, in te c'è il futuro del sogno, e la tua discrezione è pari solo alla fierezza con cui porti i tuoi rossi capelli;
Valeria, non ti conosco, ma che tu sia demiurgo mi pare assodato, e sempre la Specie di Spazio ti sarà debitore...
Ialira, il fascino della casualità, cioè quello che si vorrebbe trovare dietro ad ogni angolo (nelle fibre, sempre);
Erica, il silenzio è una parola, e tu sei quella parola, ci vorrebbe uno studio specifico per cercare il senso dietro i tuoi occhi;
Maria, il fascino, la naiade, piccola strega che strega, affacciata sul futuro incerto, sarai indimenticata;
Ribbon, piccola nana non qualunque, che ci hai immortalato, rubato, e preso il cuore, hai dato te stessa, sei una meraviglia;
Eta, che da tutti sei amata, e sempre lo sarai, rivolgo a te ogni mia speranza per un futuro non migliore, ma unico e nuovo. Ti adoro, per sempre. Fornit.

P.S.: Federico e Andrea, che nobil signori, voi mi perdonerete se non spreco parole sulle vostre figure ma mi rifarò a bagordi. Adorabili e unici, in ogni caso.
Gli altri (chi legge sa): vi amo.

D.

ribbon. said...

sei un pippino di pane anche te
***

grazie

Michelle Soledad Gorr said...

ti ringrazio infinitamente.

Eta said...

@ Michelle Soledad Gorr

Idem.
Io non tradisco il braccio dell'amicizia... ;)

@ ribbon.
Come sarebbe a dire la scoperta dell'anno?!
Guarda che ci si conosce dal 2009! Merdaccia te! :P
...Comunque... prossime performance?
Davvero?
Cazzo sì!

@ Una Specie di David Chance Fragale
Direi che Ribbon è già stata esaustiva: pippino di pane anche te. Hehehhehehe.

ribbon. said...

si ma direi che da lucca in poi c'è stata la svolta o no?????!!??? (non mi contraddire vecchiaccia!)

Eta said...

Non ti contraddico, ma ti faccio notare che era ancora il 2010! :P
HHAHAHAHHAHAH!

Marco said...

Eccomi.

Scusa per il ritardo, sciagurata.

Ti scrivo qui le mie riflessioni "serie" e via mail avrai un breve commento goliardico.

Allora, le mie riflessioni "serie" sono:


Ma perché TUTTE le tue amiche sono così carine? Ma dico, fai le selezioni? Possibile che nessuno si sia soffermato sulla cosa?

Non me ne vogliano i musicisti, per carità, bravissimi, complimenti a tutti, eh...ma...



[...]



Va beh, come non detto.

Marco (again) said...

Ops.


Ehm.


Ho invertito il testo che dovevo lasciare qui con quello della mail.

;)

Eta said...

Che tutte le mie amiche sono stupende lo notano tutti. :P
In effetti, neanche io so come sia possibile! XD

Marco said...

Ecco, giusto per sminuire i miei complimenti.

Sei una buffona. :)

Eta said...

Dici che dovrei chiedermi perché così tanta gente associa quell'aggettivo al mio essere??
:P

Marco said...

"Fatti una domanda e datti una risposta!" ...si diceva una volta. :)

Anonymous said...

Marco, certo che abbiamo notato che le ancelle di Eta sono TUTTE carine, anzi bellissime, fa parte della nostra attività di papponi dell'arte scegliere carne esteticamente gradevole e intellettualmente ancora più dotata (tranne Eta;)...poi, ovviamente, nello stanzino sul retro, per garantire l'incolumità delle ragazze, ci sono Scorpion e Sub-Zero in attesa...

DCF

Marco said...

Perfetto.

La prossima volta mi offrirò volontario per il ruolo di Reptile, nel caso servisse. :)