Saturday, 30 April 2011
Friday, 29 April 2011
I'm going slightly mad
Sto preparando una cosa.
Questa cosa sta condizionando notevolmente il mio stato mentale.
A breve ne saprete molto molto molto di più.
(Anzi, a zonzo per il web qualcuno si sta già impegnando per parlarne. A breve lo farò anche io, qui.)
(Anzi, a zonzo per il web qualcuno si sta già impegnando per parlarne. A breve lo farò anche io, qui.)
Però intanto vorrei mostrarvi una foto divertente in cui mi sfilo dalla testa un aggeggio che mi serve per questa cosa.
Sfilandolo e fotografandomi è accaduta una cosa strana (oltre al trauma dei miei capelli incastrati ovunque).
Chi la nota vince un baciopensiero.
Indizio: trattasi di dettaglio piccino da associare a un po' di storia dell'arte.
Un altro baciopensiero, molto più semplice, è in palio per chi azzecca a cosa mi riferisco nel titolo. Il concorso di questo baciopensiero è vietato ai McA. Se usate gugol siete delle merdacce schifose che tradiscono l'ingenua fiducia di una giovine fanciulla innocente.
Ah, già, volevo dire una cosa: i capelli lunghi sono più importanti di Nietzsche.
(Non datemi retta, vi prego...)
Altra cosa: curiosità: sul cavalletto potete notare la stessa foto che corrisponde al mio storico avatar. Si tratta di un libricino amoroso meraviglioso che mi ha fatto la mia fatina Michelle Soledad Gorr. La foto, però, è di quell'acchiappa-sogni di DCF.
Altra cosa: curiosità: sul cavalletto potete notare la stessa foto che corrisponde al mio storico avatar. Si tratta di un libricino amoroso meraviglioso che mi ha fatto la mia fatina Michelle Soledad Gorr. La foto, però, è di quell'acchiappa-sogni di DCF.
Prestatemi ascolto e vi canterò una canzone
e cercherò di non cantare stonato.*
e cercherò di non cantare stonato.*
Metto in palio il terzo baciopensiero del post anche per questi versi. Questa volta il concorso è aperto anche ai McA. Gugol però è sempre bandito.
Mmm, qualcosa mi dice che quando sarò completamente mad, blatererò da sola di bacipensieri alle cornacchie. E le cornacchie mi risponderanno, questo è sicuro. Mi risponderanno così: voleranno un momento dietro un albero, si cambieranno di colore le penne, torneranno da me e io dovrò interpretare il significato dei colori. Ad esempio, quando saranno arance saranno giorni molto belli. Quando saranno blu, saranno i più stupendi struggimenti. Quando saranno color caffè, sarò a casa.
* Dedicato ad Axl, Ialira, Ribbon, Mich, Val, Sonica, Mary e, naturalmente, FR e DCF. :°)
* Dedicato ad Axl, Ialira, Ribbon, Mich, Val, Sonica, Mary e, naturalmente, FR e DCF. :°)
Wednesday, 27 April 2011
L'importanza imprescindibile delle quattro di pomeriggio (dal lunedì al venerdì)
La nostra* amata Calzino scrive un post su tale Poochie che le fa venir gran nostalgia, la mia Greta Xella si getta in una reinterpretazione barbara di Sailor Moon e mi fa passare almeno un'ora a casa sua di cori a due sulle sigle della nostra infanzia...
In tutto ciò, quando l'altro giorno mi sono ritrovata tra le mani il mio diario della prima elementare e ho incontrato una mia Sailor Moon, ho pensato che non potevo essere da meno rispetto alle mie compagne di blog!
Quindi ecco a voi un mio disegno direttamente dal 1995/'96!
Quindi ecco a voi un mio disegno direttamente dal 1995/'96!
Giusto perchè nessuno metta in dubbio cose fondamentali: sia chiaro, io amo tuttora Sailor Moon! Ma la serie, non il personaggio: di Bunny ho sempre detestato l'immaturità... Io ero Sailor Jupiter! E non potete capire quanto questa cosa abbia davvero influenzato la mia vita... Potrei perfino dichiarare che forse una vera cosplayer sono io, perché tra le mie cose nascondo degli elementi che, ebbene sì, vengono da Morea! (Altro che costumi! Io non critico del tutto i cosplayer, ciò che mal tollero è che siano ciò forse vorrebbero essere davvero solo ogni tanto e non nella loro vita quotidiana.)
Però quando Sailor Moon diventava Serenity mi scioglievo. Quell'abito bianco lunghissimo è ancora inciso nel mio immaginario. Tant'è che sono mesi che ne cerco uno per delle foto. Ne sa qualcosa una certa Moorg... Ne saprete anche voi, prima o poi...
Buongiornotte, pesciolini,
Morea Liparoti * Dico "nostra" perché, nella piccola rete di blogger che si è formata in questi annetti, credo che ad amare Calzino siamo davvero in tanti. Non so se lei l'ha capito fino in fondo, ma il suo blog è una doccia rigenerante.
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Saturday, 23 April 2011
HASELWURM
Ci sono storie che vogliono essere raccontate.
Ci sono persone che si mettono a disposizione di queste storie, un po' come un medium e con la più nobile delle umiltà (quella di chi sa tutto e non ha bisogno di dimostrarlo).
Queste cose le ho imparate da un pugno di persone che mi è molto caro - circa lo stesso pugno di persone che ha concorso a iniziarmi al mondo del video.
Questo pugno di persone, insieme ad altri collaboratori, ha finalmente finito un cortometraggio che li ha impegnati per circa un anno (e in cui ritrovate quanto scritto sopra).
Queste persone sono soprattutto Eugenio Villani, David C. Fragale e Federico Fronterrè (con cui realizzai Una pianta carnivora mi ha detto che non mi ami più, anche perché quel videoclip costituì un piccolo momento di riscaldamento prima che loro si gettassero nella produzione intensiva del loro progetto).Se credete che fare un bel cortometraggio complesso senza una grande produzione alle spalle sia impossibile, se credete che il cinema di genere in Italia sia scomparso, se credete non esista più la gente in gamba in questo Paese e in questo settore, ma soprattutto se invece ancora credete alle nostre vecchie storie dimenticate, anzi, soprattutto se non ci credete, e infine se amate le suggestioni di H. P. Lovecraft, W. H. Hodgson e Arthur Machen... questo video dovete vederlo. Ma vedetelo in ogni caso. E custodite la storia anche voi. Mi raccomando. Le storie devono essere raccontate. Quando manca perfino l'aria, le storie sono l'unica cosa che resta (Anansi lo sa).
Haselwurm from haslwrm production on Vimeo.
Questo è il sito ufficiale (ancora in lavorazione) e la mail è haselwurm@gmail.com.
Chi ha un debole per lo sterminato mondo del character design e delle infinite possibilità di combinazioni di mostri, può godersi gli schizzi della creatura realizzati da David C. Fragale: ecco il I (qui sotto), il II, il III e il IV.
CREDITS
story and screenplay
David C. Fragale
David C. Fragale
produced and directed by
Eugenio Villani
director of photography
Carlo David Mauri
camera department
Federico Fronterrè, Carlo Mauri, Andrea Riboni
steadyman
Carlo David Mauri
postproduction
Federico Fronterrè
visual effects
Emiliano Guarneri, Tullio Zanibelli
creature design and effects by
Maresca Gambino, Mauro Maruca, David C. Fragale, Eugenio Villani
edited by
David C. Fragale, Eugenio Villani
sound mix
Marco Connelli
original soundtrack by
Maresca Gambino
Quella cosa
è più importante di te e di me...
Friday, 22 April 2011
Ossessioni
Le costole, il collo, la nuca, i buchi sopra i gluetei, le vertebre intravedibili, la schiena, le rientranze nell'interno coscia, le mani, gli zigomi, i risucchi sotto gli zigomi, i colori delle borse degli occhi, le palpebre, la linea che va dall'ascella al seno, la linea che divide verticalmente l'addome, le curve dei nasi, i capelli, le vene, le nocche, i tendini, le labbra, la pelle, la pelle liscia, la pelle d'oca, la pelle rosea, la pelle olivastra, la pelle luminosa, la mia pelle defunta, la pelle di ceramica, il dietro delle ginocchia, il gozzo, le clavicole, i fossi attorno alle clavicole, il collo, il collo, il collo, il sedere-che-sta-in-una-mano*, i capelli rasati, i boccoli, le scritture nelle iridi, l'oblio cupo nelle iridi, i denti, il seno, i polsi, le caviglie, le unghie, le spalle, l'inguine, il collo, le costole, le costole, le costole, le costole che si aprono e dentro voglio morirci, fatemi entrare in quella gabbia, diosanto!, e ancora il collo e le clavicole, poi lo sterno che fa capolino come un sigillo sottopelle... Morirò!
...Io lo vedo come sono comune: sono stata programmata appositamente perchè il corpo umano mi attraesse - imposizioni dall'alto: la riproduzione, il ciclo vitale e cose così. Mi rendo conto che non c'è un briciolo di mio in tutto ciò, sono solo una brava schiava che risponde ai comandi. Ma dato che questa vita, soprattutto a queste condizioni, non è stata scelta e spesso ci mette profondamente in crisi riguardo la sua intrinseca dinamica, be', lasciatemi dire che poter almeno godere senza indugio della nostra conformazione, be'... lasciatemi dire che questo regalo me lo prendo tutto. Se sono qui, che io possa mordere spietatamente! Prendete e sfamatevene.
Anche se...
Anche se a me questa bellezza risulta quasi insostenibile (siamo fatti male perfino nel piacere, ce ne fosse una, una soltanto, che funzioni del nostro fottuto meccanismo!).
Se non avessi occhi umani, non riconoscerei il corpo umano come bello. Ma umana lo sono. E a me questa bellezza mi corrode proprio, non mi basta mai. Vorrei mangiare tutto. Sto male di bellezza. Voglio mangiarla tutta. Sto male. Male come Jean Baptiste Grenouille.
Vorrei raccontarlo sempre, ma forse sono contenta di come già lo raccontai tanti anni fa, con questa tavola qui:
(Uscì su TOCzine. Ma solo alcuni sanno cos'è: fu tanto tempo fa.
...La mia prima fanzine! :) )
...La mia prima fanzine! :) )
E poi, in fondo, ogni volta che disegno un corpo parlo di questo. Non ce la faccio, è più forte di me. Ma non credo che sia difficile capirmi. C'è appena tutta la storia umana ad aver subito circa le stesse pene...
Cosa sto dicendo di nuovo stasera, dunque?
Nulla.
Ma, scusatemi: sono comune anche in questo: necessito condivisione.
Ma non credo sia difficile capirmi anche su questo fronte. Anche su questo fronte tutta la storia umana gira attorno allo stesso cadevere quanto me...
(Domani cambierò idea su tutto. Cercherò di nuovo di affrancarmi dalla bellezza, cercherò di nuovo un senso nella solitudine. E poi cambierò idea ancora. Mi dicono che va bene così, che sono giovane e non devo avere fretta. Il punto è che se capissi tutto ora potrei vivere nel modo giusto subito. Se capirò cos'avrei dovuto fare di me solo a sessant'anni sarà una mezza fregatura, no? Il percorso, dicono, dite, diciamo. 'Sto cazzo di percorso, che regna su tutto. Sì. Lo dico anche io - da una vita. Ma ho fretta, lo ammetto. Anzi, ne vado fiera. Mi sento il fiato sul collo, vedo il tempo che diminuisce e vedo ciò che voglio fare che aumenta ed aumentano anche i miei dubbi. Voglio che la mia vita sia la migliore tra quelle che posso vivere. Semplicemente perché è una sola (pare). O semplicemente perchè se ne vivessi altre identiche, come secondo il mito nietszchiano dell'eterno ritorno, dovrei esserne contenta, non impaurita. Forse c'ha azzeccato Milan Kundera: la felicità è desiderio di ripetizione. Forse. Domani cambierò idea su tutto...)
* Questa è di Michelle Soledad Gorr, la mia adorata fatina (che come me impazzisce per la sacra magrezza). Michelle ha la pelle di ceramica ed è bella in modo miracolosamente devastante. La sua bellezza è tale che mi attira in un pericolosissimo binomio greco che io, teoricamente, dovrei ripudiare; dicesi kalokagathia.
Tuesday, 19 April 2011
Lividi /// Farsi male e non saperlo
A volte i lividi te li ritrovi addosso e non sapevi nemmeno che ci fossero. Spesso di questa cosa ne rido, con le altre persone, perché succede a tante persone. È comico.
Ma non posso risparmiarmi la lettura metaforica di queste piccole tracce corporee.
Credo che esplicarla non serva nemmeno. O no?
Ancora una volta grazie a David Chance Fragale, che sostiene da sempre questa mia abitudine nel documentarmi i lividi e che in questo caso è anche co-autore della foto.
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Thursday, 14 April 2011
Kontatto + Barbarian + Decadenza + Contrattacco live at C.S.A. Kavarna sabato 21 maggio
Yeah, adesso ho anche io il mio poster rock bello Marcio, mi mancava!
Merito di McA, che ha preso due miei disegni e ha creato questa locandina per il C.S.A. Kavarna di Cremona.
Friday, 8 April 2011
Entrando ovunque immobile
Il mio riflesso sui vetri del tram sovrappone la mia immagine fantasmica alle pareti di Milano.
Vorrei restare lì e scorrere, entrando ovunque immobile.
In ogni portone, in ogni passante, in ogni cartello, in ogni auto, in ogni mendicante, in ogni modella, in ogni mattone, in ogni viziato, in ogni disperso, in ogni vetrina, in ogni serranda.
Non mi sento in grado di agire e di dichiarare, però posso assorbire molto, muta. Voglio iniettare me stessa fuori di me. Non posso alleggerirmi di me stessa? Regalo fantasmi di me a quintali, o a comodi etti, come preferite. Devo fare sintesi. Mi basta il fantasma dominante, ma forse si è incagliata in rete.
Wednesday, 6 April 2011
"Smile of a freak Jesus": a proposito di morti, resurrezioni, lividi ed estranei...
...Mi stavo dimenticando di Jesus, mannaggia!
La compilation per cui ho fatto la copertina qualche giorno fa è uscita il 31 marzo insieme al nuovo numero di Jesusmile!
Io vi consiglio di godere del blasfemissimo post relativo, dove trovate i vari link per scaricare tutto brutalmente.
Già che ci siete, insultate Piero: gli fa sempre piacere.
(Alternativamente, qui c'è il download in una botta sola di fanzine e brani e mia copertinazza).
Tuesday, 5 April 2011
Il muro è caduto di nuovo
Morta e risorta, eccomi riemersa da THE WALL.
Non mi sento minimante in grado di proporre qualcosa come un reportage, ma senz'altro vi segnalerò quello che scriverà il mio gonzo cuggg McA.
(Perché lo devi scrivere, Cugggino, e ora che sto dando la notizia per certa lo dovrai fare a maggior ragione, o in rete sarà presente un'informazione falsa e per giunta su di te! ... Sono una creatura malvagia, sì!)
Non posso nemmeno starmene zitta, però.
Inoltre, più persone mi hanno chiesto di sapere le impressioni che ho avuto ieri sera, lunedì 4 aprile, al Forum di Assago, sicché credo che il mio piccolo blog possa essere meglio di dieci fluviali e-mail private; e poi si sa: noi invasatissimi fanatici dei Pink Floyd siamo numerossimi, benché stranissimi, diversissimi e pure piuttosto irosi.
Sopratutto per coloro che arriveranno qui attraverso, magari, un motore di ricerca, anticipo e ripeto, comunque, che questo non è un report, ma una serie di riflessioni personali. Piuttosto sappiate che online si trova un po' di tutto, incluso un live intero diviso in nove parti dalla data dell'11 novembre 2010 a Philadelphia; sono video amatoriali, ma nemmeno così pessimi.
Avrei voglia di scriverne per mesi, analizzare questo Capolavoro da ogni punto di vista, studiarlo e ristudiarlo, ma probabilmente non in questa vita, in questa posso "limitarmi" a fruirlo con tutta me stessa e, piuttosto, risentirlo scorrere dentro me in tutte le altre cose che farò. Dieci anni fa, belli precisi, tutto ciò che è The Wall ha cambiato la mia vita (e - lo giuro sulle mie gambe - non è un modo di dire). Temo che potrei ricondurre qualunque cosa mi riguardi a quell'opera e a tutto il suo mondo, così come sento tutta me stessa all'interno di essa. In The Wall e nella discografia dei Pink Floyd ritrovo tutte le "chiavi" che mi aprono (e mi chiudono). Ogni volta The Wall mi sconvolge; nel tempo guadagna carica e valore, anziché perderne. Credo sia questa la forza immortale dei Classici e se non fossi troppo ignorante (e relativista) per affermazioni così assolutiste, vorrei sostenere che The Wall sia davvero quel tipo di apice umano massimo che mi sentirei di lanciare nello spazio per spiegare chi siamo a degli eventuali "altri" (nel nostro meglio e peggio, ovviamente, perché lì dentro c'è tutto quanto). Ecco, a pensarci bene, proprio ieri sera mi sono accorta che, però, c'è una cosina troppo importante che in The Wall non avvisto: la Risata. E questo per me è lo spunto ideale per dire come mai questo tour 2010/11 è realmente necessario: ieri Roger sorrideva e, quando stava barricato dietro la divisa da dittatore col suo megafono, si intravedeva come quel ruolo oggi lo faccia un po' ridere, nel senso che forse non vi si immedisima più, ma lo interpreta a fini drammaturgici. Insomma, Roger è cambiato tanto. E questo tour è necessario perché aggiunge realmente qualcosa di nuovo e, anche, cambia il significato di ciò che c'è stato prima, alla luce delle mutazioni.
Sono grata a Roger per aver fatto questo tour, perché se non ci fosse stato sarei rimasta ancorata alla visione di un uomo che, in fondo, era ancora un giovane uomo, mentre ora ho avuto la possibilità di ascoltare un autore che, nel frattempo, è diventato addirittura un saggio. Cos'è un saggio di sessantasette anni per una ventiduenne che ha fretta di capire? È la possibilità di sbirciare anzitempo da un punto di vista che non è suo, è la possibilità di capire ciò che si capisce "troppo tardi" prima di fare troppi sbagli. Se a dodici anni ho interiormente dialogato con un trentaseienne, a ventidue posso farlo con un "anziano" (mi suona strano questo aggettivo, per l'incredibile modo in cui Roger indossa la sua età, però i numeri sono questi...).
Come Roger dichiara nella sua intervista per Rolling Stone, The Wall gli ha dato modo di dare un senso alla sua vita; infatti il punto è questo: The Wall è davvero troppo. Se, da allora, Roger ha raggiunto seriamente nuove consapevolezze, non poteva lasciare quell'opera così: è così grande che aggiornarla era necessario - e doveva aiutare anche noi a comprenderla meglio, a comprenderla di nuovo.
Attenzione, io di solito sono esattamente quel tipo di inguaribile nostalgica che certe trasformazioni non le digerisce bene. Ma ora lo capisco davvero: The Wall è una metamorfosi, ma finisce quando il processo è appena chiuso (in tutti i sensi!), proprio come i film, che, a differenza della vita reale, godono dei propri fottuti costruiti momenti drammaturgici tra i quali questa benedetta Fine, con cui pare risolversi tutto. Invece, nella realtà, dopo le cose continuano, decadono, degenerano, impazziscono, o magari migliorano, ma mai si fermano - questa è l'unica (anti)certezza. Nel dopo-finale di Roger sono accadute molte cose, evidentemente, e andavano condivise. The Wall andava completato.
The Wall ha dato una direzione imprevista alla ragazzina solitaria che ero dieci anni fa, ha buttato giù anche il mio muro e mi ha mostrato che fuori c'è qualcuno che ti aiuta a sistemare tutto (yes, there's anybody out there, amici miei...). Senza Waters, lo dico col cuore in mano e a braghe calate, non so se sarei qui a scucirmi su un blog pubblico, ma, soprattutto, non so se avrei intrapreso tutte le amicizie che ho avuto, che ho e che avrò nella mia vita (conscia che ogni storia può ferirmi). Se, nonostante ogni colpo, credo ancora nei rapporti umani, è perché quel finale riecheggia ancora in me.
Oggi Waters sposta pesantemente l'asse della bilancia verso il mondo intero, verso ciò che sta accadendo, verso la Storia e verso tutta la violenza che non abbiamo ancora fermato, contro le multinazionali, contro i governi oppressori e soprattutto contro ogni guerra.
Io, da anni, allevo muffa tra le schiere dei passivi. Ho smesso di agire e di credere. Ma una parte di me vorrebbe disperatamente che qualcosa mi faccia cambiare idea. Non so se finalmente questo qualcosa è arrivato, ma se così fosse sono pronta a trasformarmi ancora: l'unica costante è il mutamento, lo imparo sempre e lo imparo sempre più duramente.
Stanotte la mia testa è avvolta dalle immagini di ieri sera: i cari caduti (i Fallen Loved Ones) e tutte le altre tragiche avvisaglie della nostra società sul lastrico...
...Ma soprattutto ho in mente quello che per me è un happy ending: vedere Roger e la sua band chiudere lo show mostrandosi con questa quasi inaspettata mise folk, che rispecchia la loro naturale attitudine odierna e raddoppia l'intensità del'happy ending del film del 1982, perché suggerisce un domani; che quest'attitudine sia folk, poi, per me è profondamente significativo, perché non trovo affatto casuale che sia il mood in cui più ultimamente mi ritrovo anche io e, per altro, anche un'altra signorina che col suo ultimo album sembra essere sgusciata finalmente fuori dalle sue viscere per mettersi a cantare del mondo: Polly Jean Harvey, un'altra creatura tormentata che nel mio cuore ha un posto speciale. (Let England Shake parla proprio delle guerre legate al Regno Unito, è un disco intriso della sua Patria, in bilico tra gli alberi delle foreste e i colpi di cannone - parlerei per giorni anche di questo...)
Foto di Agnese Gorroni aka fitterhappier*
A spuntare tra questi bellissimi freakettoni, c'è anche Harry Waters (qui sopra è il terzultimo): è il figlio di Roger, ossia quella vocina tenerissima e straziante che, nel 1979, aprì Goodbye Blue Sky con quel «Look mummy, there's an aeroplane up in the sky»... Oggi quella vocina è un biondone con una barba fin abbracciabile da quanto è enorme, lì sospesa a mezz'aria, sormontata da una cascata di dread lunghissimi... Pensare che quel ragazzo sia il figlio di Rog, che sia un gran musicista e che segua suo padre in tour, be', a me racconta parecchie cose.
Sempre nell'intervista a Rolling Stone, Waters ammette una dolorosa differenza tra la finzione narrativa e la vita reale: nella prima il muro cade tutto assieme, mentre nella seconda devi dolorosamente vedere ogni mattone venir giù. Io non so se riuscirò e vorrò cambiare, ma so che ogni tappa significherà sofferenza. In quei momenti, credo che avrò la mia stella polare...
Grazie, Roger.
Grazie anche per aver fatto pace con tutti noi fan (cosa non da poco): finalmente abbiamo visto che, sì, ora in fondo ci vuole bene. Prima era molto astrusa l'idea di sentirsi una sua fan sapendo che lui detesta il nostro fanatismo. Insomma, come cacchio si faceva ad amarlo senza recargli disturbo, a quel maledettissimo genio? Ieri sera, invece, incrociare le braccia al suo segnale, mentre Roger era in divisa, non era più il culmine di un assurdo rapporto che in cui "ci" ripudiava, al contrario eravamo attori suoi complici in una mastodontica performance teatrale. Eravamo con lui...
•••••••
All alone or in two's
The ones who really love you
Walk up and down outside the wall
Some hand in hand
And some gathered together in bands
The bleeding hearts and the artists make their stand
The ones who really love you
Walk up and down outside the wall
Some hand in hand
And some gathered together in bands
The bleeding hearts and the artists make their stand
And when they've given you their all
Some stagger and fall, after all it's not easy
Banging your heart against some mad bugger's wall
"Isn't this where"
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Monday, 4 April 2011
Sunday, 3 April 2011
Monoliti e carrarmati
Domani accadrà una cosa che aspetto da maggio scorso. Falso. In realtà è da dieci anni che l'attendo, solo che è "solo" da undici mesi che so che la possibilità è diventata reale (io e il reale non ci intendiamo un granché, però parlo di lui per convenzione...). Ho quasi paura a scriverlo. Ma bando ai fatalismi e benvenuta l'euforia (ansiogena). Diciamolo. Dai, diciamolo. Mi pare il caso di dirlo.
Lo dico?
Dai, ormai manca una manciata di ore, Eta.
Che poi non è mica per superstizione che non voglio dirlo, è che a scriverlo come una cosa tra le tante, qui, spersa nella rete di tutti di nessuno, ho paura di sminuirlo, questo evento.
Ma tanto in realtà già altrove ne ho scritto, quindi fuck me e diciamolo.
Ok.
Diciamolo.
Diciamolo.
Lunedì 4 aprile 2011
(ma davvero è domani?!)
vedrò
THE WALL
THE WALL
dal vivo.
Con Roger Waters.
Roger Waters.
Roger Waters.
Roger Waters.
(Come mi suona Giusto, quel nome.)
Roger Waters lo vidi già nel 2006 portare in tour Dark Side e già quella volta morii del tutto, anche perché c'erano circostanze particolari che non voglio diluire qui (piuttosto beccatevi lo splendido reportage che scrisse il mio adorato Cugggino McA, che ovviamente sarà con me anche lunedì (Ave, Cugg!)).
Dicevo, già sono morta nel 2006. Ora morirò tantissimo. Detesto le "classifiche" e non ho alcuna intenzione di stabilire qual è il mio album preferito dei Pink Floyd (per come religiosamente li amo, sarebbe come blasfemo a priori). Però però però... non posso negare che The Wall sia per me un'ossessione ormai totalmente assorbita nel mio sangue, così come il Pink del film è ossessionato da altri leit motiv... Le ossessioni di Pink ormai sono le mie. The Wall è il mio monolite (e chi ha orecchie per intendere...). Tra l'altro, non per sparare ovvietà una dopo l'altra (per chi mi conosce, in questo post non c'è niente di nuovo), ma i disegni di Gerald Scarfe, ossia le animazioni di The Wall... Ma insomma, cosa devo dire? Basta. Non avrei nemmeno io diritto a digitare nulla a proposito di questi mostri sacri! Be' quei disegni mi hanno folgorato a vita, insomma. Ma cosa lo dico a fare?!
(Ho preso a caso dal mio carnet una cosa sufficientemente
"creeeeeeeiziiiii-tois-in-di-étic addicted")
"creeeeeeeiziiiii-tois-in-di-étic addicted")
Ah. Una cosa importante: risparmiatevi commenti riguardo il fatto che Waters-vecchio&solo-non-vale-la-pena-vederlo, o le solite stronzate sulla strategicità commerciale di questo tour, perché potrei diventare violenta. Risparmiatevelo, davvero. Fate 'sto discorso con chi cazzo vi pare, ma non su di lui. E non con me.
Un'altra cosa per me piuttosto extra-ordinaria si è manifestata pure ieri sera, anche se in modo più discreto, ed è legata anche in questo caso a quelle opere e a quegli autori che più prepotentemente ho nel cuore da ormai davvero una vita, da quando avevo dodici anni e stavo costruendo le fondamenta del mio mondo. Ebbene, ieri sera alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, qui a Milano, c'è stato un incontro con Emir Kusturica (ha presentato la sua autobiografia: Dove sono in questa storia). Io ero agitata come una sbarba di prim'ordine e, quando ho posto la mia domandina da studentessina, mi tremava la voce...
Alla fine sono riucita a lasciarli un ritrattino fatto sul momento. Nel carnet ne ho un altro, che però non mi soddisfa un granché. Lo posto per ricordo...
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Saturday, 2 April 2011
Lividi - Rumpus Club [reprise]
Questa volta di strane cromie ho fatto il tris.
Dopo circa un lustro che mi fotografo i lividi, ho notato che in chi guarda alcune reazioni tornano sempre e alcune domande si reiterano, quindi, in questo post, vorrei rispondere a delle sorta di FAQ.
I miei lividi sono per lo più frutto della mia scoordinazione e distrazione, nonché, al massimo del Rumpus Club, ossia quello che accadrebbe se il Fight Club fosse popolato dalle Creature Selvagge di Maurice Sendak e Spike Jonze; in altre parole, io trovo molto affettuso, per esempio, scagliare uno dei miei goffi calci volanti ai miei amici - e loro trovano altrettanto affettuoso afferrarmi la caviglia al volo e scaraventarmi a terra (o forse si chiama autodifesa??).
In altre parole, non è nulla di preoccupante, al massimo posso accusare di avere un surplus di energia. :)
...Questo deve essere chiaro: giocare sulll'ambiguità delle mie foto mi sembrerebbe terribilmente irrispettoso. Forse qualcun'altro la troverebbe un'ottima "provocazione" strategica, ma a me provocare non ha mai interessato molto (in controtendenza a una certa mentalità piuttosto diffusa). Vedo la provocazione come un'ostilità prevenuta. Io, per mia indole, invece, preferirei abbracciare tutti quelli che passano... Probabilmente "non ho capito nulla", lo so.
Il motivo primo per cui fotografo i miei lividi è squisitamente estetico. Il sangue che macchia i tessuti sottocutanei m'incanta come l'acquerello che corre lungo le fibre della carta. I colori "lividi" sono tra quelli in cui mi riconosco di più. Sulla pelle, quei blu verde viola rosso oro sono un trionfo visionario che annienta la stupida convenzione che la pelle sia "rosa": la pelle è una tela, è un tappeto, è un aleph.
Sono sempre stata dalla parte di chi crede che dei gusti si più discutere fino a notte fonda: se mi piacciono quei toni e quel loro specifico modo di manifestarsi proprio su me stessa, quindi, un motivo più articolato esiste senz'altro. E appartiene alla stessa sfera di turbolenze per cui anche le altre cose che faccio hanno quasi sempre un aspetto "turbato". Ma questo è, decisamente, un altro argomento (e sta tutto nella Melancholia di Albrecht Dürer).
Contemporaneamente a questo, il fatto di avere una archivio dei miei lividi mi ha sempre interessato per il suo aspetto documentaristico e, inevitabilmente, anche per una forma di narcisismo. Sulla mappatura del nostro corpo che viaggia nel tempo, d'altronde, esiste un'infinità di materiale del quale, in fondo, io conosco giusto qualche unghia.
Questo è più o meno quello che vorrei si sapesse della mia collezione di lividi. So già che dovrò rispondere di nuovo a quelle domande un sacco di volte, ma dopo tutto questo tempo avevo assolutamente bisogno di definire le macchie, almeno sul blog.
Chiudo con altre due foto del ginocchio, di cui ho fotografato anche l'evoluzione, sempre più cromaticamente intensa.
Dopo circa un lustro che mi fotografo i lividi, ho notato che in chi guarda alcune reazioni tornano sempre e alcune domande si reiterano, quindi, in questo post, vorrei rispondere a delle sorta di FAQ.
I miei lividi sono per lo più frutto della mia scoordinazione e distrazione, nonché, al massimo del Rumpus Club, ossia quello che accadrebbe se il Fight Club fosse popolato dalle Creature Selvagge di Maurice Sendak e Spike Jonze; in altre parole, io trovo molto affettuso, per esempio, scagliare uno dei miei goffi calci volanti ai miei amici - e loro trovano altrettanto affettuoso afferrarmi la caviglia al volo e scaraventarmi a terra (o forse si chiama autodifesa??).
In altre parole, non è nulla di preoccupante, al massimo posso accusare di avere un surplus di energia. :)
...Questo deve essere chiaro: giocare sulll'ambiguità delle mie foto mi sembrerebbe terribilmente irrispettoso. Forse qualcun'altro la troverebbe un'ottima "provocazione" strategica, ma a me provocare non ha mai interessato molto (in controtendenza a una certa mentalità piuttosto diffusa). Vedo la provocazione come un'ostilità prevenuta. Io, per mia indole, invece, preferirei abbracciare tutti quelli che passano... Probabilmente "non ho capito nulla", lo so.
Il motivo primo per cui fotografo i miei lividi è squisitamente estetico. Il sangue che macchia i tessuti sottocutanei m'incanta come l'acquerello che corre lungo le fibre della carta. I colori "lividi" sono tra quelli in cui mi riconosco di più. Sulla pelle, quei blu verde viola rosso oro sono un trionfo visionario che annienta la stupida convenzione che la pelle sia "rosa": la pelle è una tela, è un tappeto, è un aleph.
Sono sempre stata dalla parte di chi crede che dei gusti si più discutere fino a notte fonda: se mi piacciono quei toni e quel loro specifico modo di manifestarsi proprio su me stessa, quindi, un motivo più articolato esiste senz'altro. E appartiene alla stessa sfera di turbolenze per cui anche le altre cose che faccio hanno quasi sempre un aspetto "turbato". Ma questo è, decisamente, un altro argomento (e sta tutto nella Melancholia di Albrecht Dürer).
Contemporaneamente a questo, il fatto di avere una archivio dei miei lividi mi ha sempre interessato per il suo aspetto documentaristico e, inevitabilmente, anche per una forma di narcisismo. Sulla mappatura del nostro corpo che viaggia nel tempo, d'altronde, esiste un'infinità di materiale del quale, in fondo, io conosco giusto qualche unghia.
Questo è più o meno quello che vorrei si sapesse della mia collezione di lividi. So già che dovrò rispondere di nuovo a quelle domande un sacco di volte, ma dopo tutto questo tempo avevo assolutamente bisogno di definire le macchie, almeno sul blog.
Chiudo con altre due foto del ginocchio, di cui ho fotografato anche l'evoluzione, sempre più cromaticamente intensa.
Friday, 1 April 2011
Ever peeping all
Io non volevo esagerare e tirare corde e legacci mentali anche questa volta, così nell'ultimo post con i passeggeri metropolitani intrappolati nei miei fogli mi sono limitata a parlare degli spazi e dei treni e di Federica. Però qualcun'altro mi ha letto nella mente: naturalmente spiare la gente in metro e farne ritratti è una sorta di voyeurismo. Così, il mio schizzo, la mia bella Lara Piccirillo se l'è pubblicato sul suo tumblr Peeping Tom (di lei e dalla sua tesi ne avevo già scritto). Giusto a fagiuolo, per altro, perché venti secondi prima di leggere il suo post stavo sbavando davanti a un muro di finestre notturne iper suggestive, che mi sono ripromessa di fotografare per lei prossimamente. Questo spunto sul voyeurismo ormai mi s'è ficcato in testa e credo tornerà, spontaneamente, di tanto in tanto.
Siamo voyeuriste, ebbene sì.
Ad esempio, la nostra pianta carnivora non ha un atteggiamento voyeuristico, in fondo?
E collezionare video di gente che mangia*, non ha qualcosa di voyeuristico pure?
Io credo di sì. L'ho sempre pensato.
Lara mi ha più o meno consapevolmente illuminato su uno dei tanti fili rossi che imbroglia ogni cosa che faccio.
Comunque la tesi Lara probabilmente l'ha scritta solo perché così che abbiamo 'sto vizio lo si può ammettere manco fosse un vanto, hehehe.
...Eh, i vantaggi dell'atteggiarsi intellettuali!
* Noi siamo sempre in cerca di video, eh. Inviate, inviate, inviate. ;)
Siamo voyeuriste, ebbene sì.
Ad esempio, la nostra pianta carnivora non ha un atteggiamento voyeuristico, in fondo?
E collezionare video di gente che mangia*, non ha qualcosa di voyeuristico pure?
Io credo di sì. L'ho sempre pensato.
Lara mi ha più o meno consapevolmente illuminato su uno dei tanti fili rossi che imbroglia ogni cosa che faccio.
Comunque la tesi Lara probabilmente l'ha scritta solo perché così che abbiamo 'sto vizio lo si può ammettere manco fosse un vanto, hehehe.
...Eh, i vantaggi dell'atteggiarsi intellettuali!
* Noi siamo sempre in cerca di video, eh. Inviate, inviate, inviate. ;)
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