Inquietudine odierna sorella dell'inquietudine che avevo a tredici anni,
sorella di miliardi di inquietudini, ora, nel Medioevo, sempre,
ovunque.
Un po' di paura. Ma molta più speranza.
Per forza.
Un po' di paura. Ma molta più speranza.
Per forza.
15
agosto 2002
Eta
Dedicato a
tutte le donne che hanno sentito
un sasso nel
sesso
Il
fungo e la strega
Un
giorno qualsiasi,
mentre
spostavo
fatti
e sogni annacquati
dal
sapore del passato,
scovai
le parole
di
una creatura sporcata.
Nella
vana speranza
d’un
sonno tranquillo
e
d’un risveglio voluto
per
il sale delle donne,
adesso
trascriverò
i
giovani pensieri
della
fanciulla spezzata:
«Solo
oggi riacquisto
Il mio corpo
schiavo
Dei tuoi
distorti ordini.
Lo sguardo del
paese
È schivo e
crudele.
Nessuno
comprende la mia storia.
(Terrore).
Conosco i loro
giudizi
(spade e
sacerdoti),
il mio destino
bruciato
è stato
firmato
dai loro santi
inventati.
Era sole,
nuvole candide,
fratelli e
sorelle,
e frutti di
bosco,
sarta o cuoca.
O forse
illusioni:
l’infanzia
sorride.
Sotto il
ciliegio,
crescevano i
funghi:
a seconda del
giorno,
una sorella li
coglieva
e sabato era
il mio turno.
Insieme ai
funghi,
scuri capelli,
sorriso
malizioso
(mi sembrò
gentile).
Carne
scoperta:
placido e
sciolto,
spugna
imbevuta.
Colsi un
avviso
nel mio strano
e recente
sconosciuto
intestino:
un sasso nel
sesso.
Percepii
opposte reazioni,
ambigue
sensazioni.
Troppo presto
Il segreto mi
fu svelato:
fosti
violento,
insaziabile e
contento…
sudore e
fango…
schifoso
fungo…
il tuo sudicio
piacere…
il mio
spaventato imbarazzo…
il fungo in
uno stagno…
piansi
(angoscia)…
respiro
(ansia)
Rosso sangue
Fradice croste
Viscere
Viscido
(Occhio)
spalancato…
(Lo spazio)
nelle lacrime…
Scalza tra i
chiodi…
Ma senza
fiatare…
Grosse mani
e il fungo di
sugo
La mia testa
in un sacchetto
E la salsa nei
miei orifizi
Una salsiccia
nei capelli.
La serpe
(morta), il fungo.
E poi venne
smisurato il ventre:
- Guai se non
ti sposi
- Chiese e
streghe
non vanno
assieme
(- Ma l’odore
suino?)
(- Ma il fungo
spoglio?)
E fu eclisse
di luna di sole di stelle.
Solo Cielo
negro e nuvole grigie.
Sedie di fumo
E riposo
trasparente.
Lavoro e
spine.
(- E il fungo
che sbava?)
Moglie e serva
(Madre
distrutta)
Sguattera
dell’intolleranza.
Mi togliesti
la vita,
scopi e sapori
buoni,
Mi tolsi
bambina,
ma mi sbarrai
la donna.
Condannata e
sospesa
sospesa e
condannata.
(Il maschio
morto
Fungo e rami
secchi).
Se non
conoscerò mai
la sana
sorpresa,
o un’esistenza
pacata,
non ne voglio
una falsa.
E se non ho
diritti,
scoprirò la
vendetta,
un sangue più
bello.
Ma se ho
ucciso
Il tuo malato
respiro,
la gente
ucciderà la strega.
(- Mamma dove
sta?)
Ma i suoi
fianchi
e il suo caro
seno
sono i segni
d’un’altra
voce nascosta
schiacciata
soppressa.
Ma mamma mi
sussurra
che col fuoco
non si soffre
(Una nenia
silenziosa
sano
crepitio).
(Dolci
consolazioni)…
Babbo
(voce
sommessa)
è un baule
con la serratura.
Gli occhi
stanchi.
Sento il
calore,
le fiamme
esasperate,
(soffici
bugie:
il fuoco fa
soffrire),
le mie membra
sfumano…
Dopo troppa
tristezza,
l’anima
svanisce,
lo spirito si
è bloccato
nel fungo di
rospo…
E se sospiri
E ricordi
sperduti
possono
continuare
nel mio
cadavere non sepolto
(neanche la
fossa comune)
resiste solo
la
carcassa del fungo,
giacché ogni
sera,
s’interrompe
il presente
e
subito il serpente
si
smascherava tormento:
dalla
mia testa decomposta
riemergeva
il fungo smembrato.
(Spalla a
spalla
con quelle
immagini prosciugate,
ombra
asfissiante).
Soffoco
nel fuoco:
il
tuo fungo non dà scampo:
nella
schiavitù
e
tra gli sguardi
taglienti
o abbassati
della
folla spudorata,
ripenso
ai miei nati:
figli
spenti in avide carestie
sono
arti segati.
Custode
del mondo,
chiunque
tu sia,
salvami
da questo!
Ho subìto il
fungo,
la
schiavitù del matrimonio,
il
severo pregiudizio,
ho
attraversato la morte
e
superatene le soglie…
Cos’ho
commesso
(non sono una
strega!)
per
scappare a vuoto
da
un’immagine stampata
nel
fondo dei miei sensi
Quale
atroce mostruosità
non
può sfuggire
all’eterno
castigo?
E perché non
riesco
a
smettere di rivedere
le
mie pene nei sogni?
Fungo marcio e
spazzatura…
Se sono morta
sono appassiti,
ma quella
pasta
molle e
insalivata
mi sposserà
senza sosta,
sino
all’incoscienza…
1 comment:
Miseriaccia!!! Che bomba!!! Mi piace molto però, negli ultimiti tempi (gli ultimi 9 anni diciamo....) ho imparato ad abbracciare parecchio anche il lato più scuro e profondo di me stessa e della mia spiritualità, mi si sono così affinati gli occhi per vedere bene nel buio e trovargli un senso, e mi si sono allargate un pò le spalle per reggerne il peso. Questa "cosa" che hai deciso di condividere è un tuffo nel tuo abisso, nel tuo abisso di allora ma anche nel tuo abisso in generale. La sua violenza è molto fresca, molto utile e buona secondo me. Come un balsamo. Ed è questo che fanno morte e dolore, servono a far in modo che esistano vita, gioia e respiro, sono indispensabili, ci sono anche se non vogliamo saperne nulla, vanno rispettati e riconosciuti e abbracciati per poter vedere oltre. Un abbraccio alla piccola Eta profonda di 13 anni e a quella di adesso con cui spesso mi fondo felice.
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