All'interno di Liberarci 2012!
Tuesday, 24 April 2012
Mary The Sea
Ho scoperto di essere sicuramente il mare.
Mary pure sicuramente è il mare.
Le acque nostre sicuramente si mischiano su lunghi confini che non sono confini ma contatti.
Le acque nostre si mandano i pesci, le alghe, i delfini e le orche.
Il sale nostro sicuramente è lo stesso.
D'altronde lo sposammo insieme, il mare, lei bimba, io poco più, cugine che imparano insieme le emozioni della musica davanti la tv, tredici anni fa, quando giravano i singoli di Californication su MTV, ed erano tra le prime canzone che ci coinvolgevano davvero dopo quelle dei cartoni animati.
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Monday, 23 April 2012
Thursday, 19 April 2012
Siate
Ho focolai acustici negli auricolari, avvolta in una coperta calda su un divano di pelle illuminato basso.
Vorrei scrivere tante cose, ma è ora che dorma anch'io.
Riduco gli impasti garbugli sotto i miei capelli a una sola questione.
Sto disegnando.
Non molto.
Ma sto disegnando.
Il mio carnet continua a seguirmi.
Chiaro.
Ma, ahi ahi, come quando aprii il blog, non ho uno scanner (o meglio, è lontano una millata di chilometri). Per un po', quindi, posterò disegni con più parsimonia.
La natura attorno ai canali che vedo sfrecciando sulla mia bici bianca, o il muschio verde brillante sugli alberi dai tronchi scuri e tanto ramificati, sono la Primavera più onesta che abbia mai conosciuto nei miei pochi anni di vita. I miei amati albicocchi e ciliegi italiani sono teneri e viziati, con l'arrivo del caldo. Qui la conquista del calore è cosa un po' più seria. Questa Primavera mi sembra più fiera. Quando concede un raggio di sole mattutino o al tramonto, è anche grata.
La realtà (le piante, la caraffa d'acqua con il riflesso di luce nel vetro, le persone che dormono al di là della tenda, i mattoni scuri e rossicci dei palazzi del centro, i corvi, le gazze ladre, il legno lucido della scrivania, l'intreccio del mio maglione, le mie unghie precise sui tasti, l'ombra delle rifiniture del mio monitor, i giochi di luce sulla maniglia che fisso quando mi siedo sulla tazza, l'inchiostro dentro la mia penna, il cielo di cui tutti mi chiedono descrizioni, i corpi che osservo, gli angoli della bocca che tradiscono la timidezza, i capelli delle orientali, i solchi del vinile), la realtà, la realtà appartiene a un'ordine superiore rispetto a quello della sua riproduzione.
Disegnando la realtà, mi sento la peggiore delle menzognere, o la prima dei perdenti.
Non per tecnica, sia chiaro. Questione d'ordine delle cose. Di significato e significante, se volete.
Eppure non posso fare a meno di contemplare ogni cosa che la luce cela o dichiara.
Non credo di voler rinunciare a questa mania.
Anche perché vedo che pochi umani sanno vedere.
Disegnare, dunque, è nuovamente un modo per comunicare.
Per ora continuo a cercare di cogliere con poche linee, o velocemente. D'altronde ho sempre poco tempo per cogliere quello che ho davanti (spesso sono cose che si muovono, spesso sono umani).
Sin dagli schizzi di ogni pittore fino alla rivoluzione iniziata con l'Impressionismo, resto primariamente legata alla forte reinterpretazione della realtà (quella che comunemente pare essere la realtà, intendo). Ma ogni volta che guardate quei dipinti che cercano maggiore "fedeltà", che sia iperrealismo o Caravaggio, ricordatevi molto bene che quel disegnatore è stato ogni cosa che ha disegnato. Per favore, non cercate la pennellata, pensate a ciò che ha fatto lui per arrivare a quel risultato: è stato tutto. Siate tutto.
Alzate gli occhi, ora.
Cos'avete di fronte?
Vostra moglie?
La finestra intasata di grattacieli?
Una peperonata andata a male?
Il compagno di classe che vi prende in giro?
Dimenticate a che nome rispondono tutte queste cose, i nomi sono gabbie, siate queste cose.
Siate la palpebra che si abbassa del vostro collega, siate la luce che si trattiene tra una ruga e un labbro di vostro nonno, siate le fibre del foglio che avete strappato.
Siatelo, perché lo siete già.
Probabilmente dopo vorrete disegnare.
Scoprite che sapete farlo.
Oppure non fatelo, ma imparate a vedere.
Io, ora come ora, sto bene anche senza disegnare.
Ho molte idee e zigomi che ombreggerei giornenotte, ma per la prima volta in vita mia questa non è un più un'ossessione.
Intanto vedo, sono.
Ho tanto a cui badare, mentre giro tra un canale e l'altro, qui a Utrecht.
Per la prima volta, non desidero nè accelerare il tempo, nè fermarlo.
Non ho ansia di fare ciò che dovrò fare dopo, nè nostalgia per ciò che sta finendo.
Il corso va benissimo così.
L'esatto istante presente e l'intimità della virgola che svolta nell'istante dopo. Amo l'istante e la virgola e il dopo. E la loro esattezza.
D'altronde, ascolto buona musica.
Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa apparirebbe com'è: infinita.
Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa apparirebbe com'è: infinita.
William Blake
(Il signor Aldous Huxley e la signora Betty Edwards spiegano queste cose molto bene, rispettivamente in Le Porte della Percezione e Disegnare con la parte destra del cervello)
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Sunday, 8 April 2012
"Il rito"
Queste sono le foto portate da Rib. alla mostra Ombre organizzata da La Stanza Segreta.
IL RITO I |
IL RITO II |
IL RITO III |
IL RITO IV |
Vacuum Virgo |
Un mese e mezzo fa circa, quando le scattò, mi sentivo solo la carne elegantamente messa in posa dalle sue manine speciali, nonché la carne poi completamente reinventata tramite il suo magico bianco apparecchietto informatico. Insomma, addirittura meno di una modella, tanta era la notevole metamorfosi operata da Rib, maghetta della macchina e della post-produzione.
Ora le teorie ipotizzabili potrebbero essere infinite, inclusa quella che, nell'editing digitale, fosse incluso un augurio di cambiamento reale, sta di fatto che ora in queste foto rivedo una me stessa ancor più vera.
I miei capelli sono ancora castani e il mio volto è ancora lo stesso, non quello strano disegnato da Rib., eppure quella me, ora, mi esprime meglio di come io stessa avrei saputo suggerire.
Hai fatto un rito davvero e non me l'hai detto?
A ogni modo, nel frattempo sono successe molte cose, che sicuramente hanno influito non poco. Il fatto più classicamente importante è che domenica scorsa ho preso il mio primo sola andata e ora mi trovo a Utrecht. E sono in uno stato di totale looking for: for a job, for a house. Ma mentre mi accingo a tanto cercare, guarda un po', senza nemmeno cercare più quello, ho trovato proprio il mio caro Vuøtø.
Credevo stesse da un'altra parte ancora, quella che avevo cancellato, invece era proprio nell'Altrove dove ero diretta.
Ho scoperto che è un'altra cosa da quella che pensavo.
Non distrugge.
Disperde il sè.
(Qualcosa di affine a ciò che ho scritto nell'ultimo post...)
Io cercavo nelle mancanze, che di per sè non esistono.
Invece è sparso ovunque.
Chi cerca trova? In effetti, credo nella Volontà.
Ma, non meno, credo nella Serendipità: "cercavo un ago in un pagliaio e ci ho trovato la figlia del contadino".
Quella foto in cui ho lo Spazio su una mano e il Vuoto sopra di me, ora non mi sembra più un troppo grande dolce imponente omaggio non accettabile per la mia umile stupida persona, ma la rappresentazione di ciò che provo.
Grazie, piccola Rib.
Grazie anche a Jul, che sa.
I hope you enjoy your trip.
I love you, nana |
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