È una dipendenza che mi sopraffà in modo così ingovernabile dai tempi delle medie... È davvero una passione dolorosa, irrisolta, che non so come equilibrare. La musica è il campo che più di tutti mi è inacessibile, ma è al contempo quello cui più tengo. Ciò che mi resta non è che ascoltare sempre musica, sempre, sono insaziabile, di cose nuove e di cose già elaborate, non ho mai pace. Mi domina completamente. Proprio alle medie (al terzo anno, forse), avevo cercato di rappresentare questa sensazione con un olio, un olio su un foglio poco più grande di un A4. E nonostante gli errori tecnici si sprechino, non posso che mostrarlo con fierezza per ciò che rappresenta e per lo stato d'animo in cui l'ho voluto.
Credo di averlo immaginato ascoltando Echoes dei Pink Floyd, che rimane il brano che spero mi accompagni quando trapasserò.*
Per quanto però queste emozioni io le conosca da sempre, stasera sono stata colta piuttosto impreparata da una creatura che non so da dove diavolo spunti... Si chiama Phildel. L'ho trovata nel più totale ignaro girovagare online (lunga vita alla serendipità, per sempre). Sul web non ho trovato quasi nulla su di lei, nonostante sia finita su Radio4 alla BBC: già il mio desiderio di condivisione è costante, ma a quel punto avrei trovato criminale non parlarne. Quindi, questo è il suo myspace. Disappearance of the Girl è il brano che mi ha davvero frantumato (sul sito c'è anche il testo). Non provavo emozioni così ingombranti per una canzone da molto, credo. Mi ha ricordato proprio le mie medie, che per me sono state quell'età in cui i miei sentimenti erano assoluti e totalmente illimitati e sprezzanti dei confini dell'abitudine. Mi sono sempre addestrata a conservare lo stupore, ma in quel periodo era tutto nuovo. A quell'età potevo ascoltare Child In Time dei Deep Purple senza che una vocina anziana e squallida sussurrasse maliziosamente qualcosa di negativo a riguardo. Contronatura, sto tentando di conservare questo privilegio di verginità anche con i miei due gruppi essenzialmente imprescindibili, cioè i Pink Floyd e i Queen: mi sto intestardendo a conservarmi quell'ultimo gruzzolo di dischi ancora da sentire, per poter avere ancora dei loro tesori da poter ascoltare per la prima volta!
C'era un film, che alle medie amavo spropositamente, in cui riuscivo a ritrovare la mia sofferenza nel non riuscire a reggere la bellezza della musica: Billy Elliot. Quando Billy si massacrava contro al muro, quando trapanava il tavolo saltandoci sopra, quando scappava sui tetti... Fu lì che sentii per la prima volta sia i T.Rex che i Clash... London Calling, così perfetta in quella sequenza, era insostenibile, avrei voluto morire, ogni volta (e un po', tutt'ora). Il problema vero che io ho sempre avuto con la bellezza è il sopportarla. Non è infondato quel modo di dire... bellezza "accecante"... Bellezza che non si riesce a contenere, a com-prendere. L'unico modo che avrei per contenere la bellezza, sarebbe esserla. Ma non è affatto umano, questo. Non si tratta di essere belli: in quel caso la bellezza ti accarezza ancora solo come aggettivo. Ciò che ci è vietato non è l'indossarla, ma il rienderla tutt'uno a noi stessi. Non sarò mai la bellezza. Posso disperatamente tentare di disegnarla, o di fotografarla, ma in fondo so che sono solo patetici modi di catturarla, di imitarla...
La voce di Phildel non la si può intrappolare.
Io lo capisco bene Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista di Profumo, e lo invidio alla follia.
Mentre ascolto la voce di Phildel, sono ossessionata da una domanda insensata, la stessa che affiorava dieci anni fa: come può coesistere sulla terra qualcosa come questo suono... e poi tutto il resto? Resto in cui c'è tutto e, inevitabilmente, c'è anche il peggio, che ora non ho nemmeno voglia di accennare...
Riesco solo a dirmi che se tra gli umani riescono a crearsi perfino magie simile, allora, forse, forse davvero tutte le tragedie con cui abbiamo distrutto la Terra hanno un briciolo di senso... Mi sto convincendo che Phildel sia un'incantevole sirena, con quella lunghissima chioma, ma in realtà non dovrei sorprendermi se anche lei fosse un mostro, capace di tutto come gli altri esseri umani. Probabilmente negli umani sono connaturate indistantemente tutte queste facoltà, le più terribili e le più meravigliose... È un'idea che rasenta l'inconcepibile!
C'è solo qualcuno che sono certa non appartenesse agli esseri umani: Farookh Bulsara, ossia Freddie Mercury. Lui lo era davvero, divino. Difatti non è morto, è impossibile. L'idea della sua morte rende tutto senza senso. Non posso pensarci davvero. La sua morte è solo la data che succede quella della nascita, quando si apre una pagina su di lui.
...Scrivere qui dentro come se fosse un diario è senz'altro inopportuno. Mi pentirò domani, mi sto pentendo già adesso. Ma è sempre la stessa storia: credo nella condivisione, nonostante tutto, e nella serendipità. Ed è meglio che non smetta mai di credere nella condivisione, altrimenti finirò per pensarla come Christopher McCandless. A proposito: Sean Penn, sei un traditore schifoso. Leggetevi il libro di Into The Wild: il film pugnala Alexander Supertramp alle spalle, all'ultimo momento, sperando di prendere voi allo stomaco. Ma Sean Penn non ha saputo dire tutto e, quel che è peggio, ha detto cose che nessuno può sapere se sono vere.
Chissà se in Alaska riuscirei a sostenere la bellezza...
Una sera, un mio amico, Gianvito, ha pianto dopo un film. Non l'aveva mai fatto, per quel che ricordassi. Ma non ha pianto per l'essersi immedesimato nei personaggi. Ha pianto per la Regia. Ha pianto perché il film era troppo bello.
* NdEta: no, mi sono ricordata che il brano era Ederlezi di Goran Bregovic. Lo stesso effetto straripante me lo fa ora, nel 2011...
Credo di averlo immaginato ascoltando Echoes dei Pink Floyd, che rimane il brano che spero mi accompagni quando trapasserò.*
Per quanto però queste emozioni io le conosca da sempre, stasera sono stata colta piuttosto impreparata da una creatura che non so da dove diavolo spunti... Si chiama Phildel. L'ho trovata nel più totale ignaro girovagare online (lunga vita alla serendipità, per sempre). Sul web non ho trovato quasi nulla su di lei, nonostante sia finita su Radio4 alla BBC: già il mio desiderio di condivisione è costante, ma a quel punto avrei trovato criminale non parlarne. Quindi, questo è il suo myspace. Disappearance of the Girl è il brano che mi ha davvero frantumato (sul sito c'è anche il testo). Non provavo emozioni così ingombranti per una canzone da molto, credo. Mi ha ricordato proprio le mie medie, che per me sono state quell'età in cui i miei sentimenti erano assoluti e totalmente illimitati e sprezzanti dei confini dell'abitudine. Mi sono sempre addestrata a conservare lo stupore, ma in quel periodo era tutto nuovo. A quell'età potevo ascoltare Child In Time dei Deep Purple senza che una vocina anziana e squallida sussurrasse maliziosamente qualcosa di negativo a riguardo. Contronatura, sto tentando di conservare questo privilegio di verginità anche con i miei due gruppi essenzialmente imprescindibili, cioè i Pink Floyd e i Queen: mi sto intestardendo a conservarmi quell'ultimo gruzzolo di dischi ancora da sentire, per poter avere ancora dei loro tesori da poter ascoltare per la prima volta!
C'era un film, che alle medie amavo spropositamente, in cui riuscivo a ritrovare la mia sofferenza nel non riuscire a reggere la bellezza della musica: Billy Elliot. Quando Billy si massacrava contro al muro, quando trapanava il tavolo saltandoci sopra, quando scappava sui tetti... Fu lì che sentii per la prima volta sia i T.Rex che i Clash... London Calling, così perfetta in quella sequenza, era insostenibile, avrei voluto morire, ogni volta (e un po', tutt'ora). Il problema vero che io ho sempre avuto con la bellezza è il sopportarla. Non è infondato quel modo di dire... bellezza "accecante"... Bellezza che non si riesce a contenere, a com-prendere. L'unico modo che avrei per contenere la bellezza, sarebbe esserla. Ma non è affatto umano, questo. Non si tratta di essere belli: in quel caso la bellezza ti accarezza ancora solo come aggettivo. Ciò che ci è vietato non è l'indossarla, ma il rienderla tutt'uno a noi stessi. Non sarò mai la bellezza. Posso disperatamente tentare di disegnarla, o di fotografarla, ma in fondo so che sono solo patetici modi di catturarla, di imitarla...
La voce di Phildel non la si può intrappolare.
Io lo capisco bene Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista di Profumo, e lo invidio alla follia.
Mentre ascolto la voce di Phildel, sono ossessionata da una domanda insensata, la stessa che affiorava dieci anni fa: come può coesistere sulla terra qualcosa come questo suono... e poi tutto il resto? Resto in cui c'è tutto e, inevitabilmente, c'è anche il peggio, che ora non ho nemmeno voglia di accennare...
Riesco solo a dirmi che se tra gli umani riescono a crearsi perfino magie simile, allora, forse, forse davvero tutte le tragedie con cui abbiamo distrutto la Terra hanno un briciolo di senso... Mi sto convincendo che Phildel sia un'incantevole sirena, con quella lunghissima chioma, ma in realtà non dovrei sorprendermi se anche lei fosse un mostro, capace di tutto come gli altri esseri umani. Probabilmente negli umani sono connaturate indistantemente tutte queste facoltà, le più terribili e le più meravigliose... È un'idea che rasenta l'inconcepibile!
C'è solo qualcuno che sono certa non appartenesse agli esseri umani: Farookh Bulsara, ossia Freddie Mercury. Lui lo era davvero, divino. Difatti non è morto, è impossibile. L'idea della sua morte rende tutto senza senso. Non posso pensarci davvero. La sua morte è solo la data che succede quella della nascita, quando si apre una pagina su di lui.
...Scrivere qui dentro come se fosse un diario è senz'altro inopportuno. Mi pentirò domani, mi sto pentendo già adesso. Ma è sempre la stessa storia: credo nella condivisione, nonostante tutto, e nella serendipità. Ed è meglio che non smetta mai di credere nella condivisione, altrimenti finirò per pensarla come Christopher McCandless. A proposito: Sean Penn, sei un traditore schifoso. Leggetevi il libro di Into The Wild: il film pugnala Alexander Supertramp alle spalle, all'ultimo momento, sperando di prendere voi allo stomaco. Ma Sean Penn non ha saputo dire tutto e, quel che è peggio, ha detto cose che nessuno può sapere se sono vere.
Chissà se in Alaska riuscirei a sostenere la bellezza...
Una sera, un mio amico, Gianvito, ha pianto dopo un film. Non l'aveva mai fatto, per quel che ricordassi. Ma non ha pianto per l'essersi immedesimato nei personaggi. Ha pianto per la Regia. Ha pianto perché il film era troppo bello.
-----------------
* NdEta: no, mi sono ricordata che il brano era Ederlezi di Goran Bregovic. Lo stesso effetto straripante me lo fa ora, nel 2011...