Wednesday 28 December 2011

Ho freddo alle calze

Il fuoco mi piace molto.
Da grande farò la piromane.
Comincerò appiccando fuoco alla mia casa, con dentro me.
Il fuoco prenderà il largo anche sulla mia pelle, seguirà il tracciato dei miei peli.
Dev'essere entusiasmante andare a fuoco.
Come troppa cocacola iniettata tutta nel cervello, con tutte le bollicine che frizzano dietro gli occhi e dentro le canne nasali.
Poi però il fuoco che ha seguito il tracciato dei peli si potrebbe fermare lì, non se ne andrebbe come un ballerino allegro, rimarrebbe come un torero morente che si ostina su un toro morente anch'esso.
Resterebbe lì, il fuoco, a farmi fondere la pelle, la sentirei liquefatta che cola dalla carne e diventa ex-me.
Il fuoco sulla carne credo che arriverebbe a un livello insopportabile. A quel punto mi pentirei, credo.
«Come ho potuto dare fuoco alla mia casa?»
Mi sentirei molto superficiale per aver ceduto al fascino del fuoco e il fatto di sentirmi idiota mi farebbe detestare me stessa e sopportare ancor più malamente quel dolore, perché lo disconoscerei, non me ne sentirei più l'autrice responsabile e proverei incontrollato fastidio per quella cretina che ero poco prima a volersi dare fuoco. «Forse me lo merito, se sono così scema», penserei magari.
Spero di non dare mai fuoco a casa mia e di non finire mai in un incendio.
Deve fare così male che credo che dovrei piangere ora, in anticipo, per arrivare più preparata quel giorno.
Ma magari non andrò mai a fuoco, quindi non ha senso piangere in anticipo in quella ipotesi.
Ci sono tante ipotesi ipotizzabili, applicare un pianto o una risata per ogni ipotesi è una cosa alquanto stupida.
Abbastanza stupida perché io possa farla.
Non così tanto stupida perché io possa farla.
Ho freddo alle calze e non trovo più la mia gommapane.
Perdo sempre la gommapane, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a trovare la gommapane.
Ho bisogno di un cervo-dingo che mi riporti la gommapane.
Vado a cercare un cervo-dingo per avere sempre la gommapane quando mi serve.
Anche il taglierello.
O taglierino, non mi ricordo più.

10 comments:

ribbon. said...

ma come parli? si chiama trincetto!

e io amo i dingo
e anche io perdo sempre la gommapane
prova con la gommapene

Eta said...

Trofeo imbecillismo sempre tuo, don't worry. ♥

Dingo dingo dingo sì!

Sabina Bianconiglio said...

Insomma Eta ti dai o non ti dai fuoco?
ahahaah
ah!se per caso decidessi per il si,fanne un video.
Comunque la morte da "FUOCO"deve essere davvero teemenda,non mi sognerei mai di trapassare così(manco annegata o sfracellata al suolo)...
Comunque tagliabalsa va bene? Abbracci "CALOROSI"!

UnaSpecieDiSpazio said...

Io ti darei fuoco, per mangiarmi le tue ceneri e assimilare il caos che è dentro di te, per contrastare l'antimateria di cui è costituito il mio essere profondo...

o se non ti bruciassi, ti infilerei in un grosso, gigantesco panetto di gommapane e ti regalerei a un titano per cancellare i suoi errori scritti sulla terra...

ma forse alla fine brucio io bruci tu bruciamo tutti, il delirio di onnipotenza è il modo di sfogare tutto...o acciambellarsi su se stessi e morire piano...

fa freddo, sì

D.

Eta said...

@ Sabina Bianconiglio
Le mie due opzioni predilette, un tempo, erano annegata o sfracellata al suolo. Con "Echoes" dei Pink Floyd in cuffia.

@ D.
(Perché il freddo, quello vero, sa essere qui, in fondo al mio cuore di sbarba.)

la Volpe said...

http://4.bp.blogspot.com/-lU9StVL7MrE/TWBx0q1t4wI/AAAAAAAAA5A/u97SGqVxSCM/s1600/dingo.jpg

Anonymous said...

Ti adoro! Mi hai tolto le parole... Non ho che questo da comunicarti.
Posso tenerti nel cuore? Oddio, fa freddo anche lì. Ma magari facciamo un party e ci si riscalda

Eta said...

@ la Volpe
Eh sì, è un dingo.

@ vecchiamoleskine
Follettuzzo, quali sono le parole che ti ho rubato? Tutto il post? Mediti pure te di andare a fuoco? O la citazione dal tuo conterraneo fumettista? :)

Anonymous said...

E' che io vorrei sempre bruciare, sempre, sempre, sempre. E per motivi diversi. Ma "bruciare" è uno dei termini che uso di più e con maggiore contraddizione.

"A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»" (doppie virgolette reload)

Mi hai lasciata con il cuore che faceva "tum-tum" nello stomaco. Bello.

Eta said...

Tum tum. Capisco bene che intendi. Ma non aggiungo altro, a riguardo, not here...
Invece ti dirò una cosa: anche per me il fuoco è un leit motiv (vedi disegno del post successivo, in realtà realizzato appena prima di scrivere questo), ma questa volta ho scritto a ruota, senza pensare e appesantire di simbolicità cio che scrivevo. Quasi flusso.
Ma in effetti...
... i simboli si creano da soli anche se non li determini, soprattutto se usi il flusso.

Va be'.

Volevo dire che queste parole sono tue, se credi.


E poi volevo dire: stroopwafels!
Hahaha. :D

Ti stringo, Doroeta